L’ovaio policistico è una patologia che già di per sé crea problemi alle donne per via dei contraccolpi che mette in atto sul loro organismo: ciclo mestruale irregolare, irsutismo, sviluppo di ormoni maschili. Ora un campanello di allarme viene lanciato anche nei confronti delle patologie cardiovascolari: potrebbe rappresentare un fattore di rischio.
Non solo, potrebbe favorire anche l’insorgenza di malattie metaboliche e per tal motivo è necessario che le donne da esso colpite facciano attenzione, specialmente se ancora in età riproduttiva. E questo ciò che emerge in maniera netta dallo studio coordinato dalla dott.ssa Rosanna Apa dell’Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università Cattolica di Roma e realizzato in collaborazione con l’Istituto di Cardiologia della stessa.
I risultati, pubblicati sulla rivista di settore “Fertility e Sterility” ha messo nero su bianco come la sindrome dell’ovaio policistico, non solo sia in grado di creare problemi sul breve termine alle donne che colpisce, ma sempre di più appare spia di eventuali problematiche future. Come spiega la dott.ssa Apa:
E’ necessario mettere a punto per loro strategie di prevenzione più accurate per limitare questi rischi. E’ noto che le giovani donne abbiano un minore rischio di eventi cardiaci, ma questa protezione biologica si affievolisce dopo la menopausa lasciandole vulnerabili a sviluppare malattie cardiovascolari nel corso degli anni.
E lo stress fisico al quale l’organismo femminile è sottoposto in presenza di questa sindrome farebbe, in negativo la sua parte. La voglia di capire di più sulla correlazione tra malattie cardiovascolari, patologie metaboliche e sindrome dell’ovaio policistico è nata nei ricercatori dopo che l’Istituto di cardiologia della Cattolica aveva dimostrato che i pazienti affetti da angina instabile presentavano, citiamo testualmente “un’espansione di una peculiare sottopopolazione di linfociti T (definiti CD 28 null) nel sangue periferico”.
Partendo da questo dato, il team della dott.ssa Apa ha riscontrato nelle donne affette da policistosi ovarica, la presenza di questi linfociti in gran numero superiore rispetto a quelli riscontrabili in donne sane. Portando quindi al ritenere la presenza di questi linfociti un fattore di rischio.
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