Il sushi potrebbe danneggiare la tiroide a causa delle alghe ricche di iodio usate per avvolgere il cibo. L’allarme, è stato lanciato dai ricercatori della Food Standards Australia New Zealand.
La ghiandola tiroidea, come molti sapranno, è essenziale per il buon funzionamento dell’organismo e del metabolismo. Produce, infatti, 2 ormoni importantissimi, la triiodotironina e la tiroxina. La tiroide, per sintetizzarli, necessita in primo luogo di iodio, un minerale presente nel sale marino, in quello iodato, ma anche nel pesce e in molti frutti di mare, e poi di tirosina, un aminoacido ordinario. In caso di carenza di iodio, la tiroide per sopperire a questa mancanza, aumenta di dimensioni formando il cosiddetto gozzo. Un’alterazione simile, però può verificarsi anche quando l’organismo riceve quantità di iodio in eccesso.
Mantenere l’equilibrio, perciò, è molto importante per il benessere non solo della tiroide, ma anche dell’intero organismo. Secondo i ricercatori australiani, a proposito del sushi, che rientrerebbe nella lista dei cibi a rischio per chi soffre di tiroide, basta non esagerare e ricordarsi di non mangiare più di 2 o 3 involtini a settimana. Le alghe impiegate nella loro preparazione, infatti, contengono alti livelli di iodio.
Gli scienziati della Food Standards Australia, sono arrivati a tali conclusioni, dopo aver esaminato i livelli di iodio contenuti nei diversi prodotti di origine asiatica. Come spiegato ampiamente nella nella ricerca, poi pubblicata sul sito dell’associazione, 1 solo rotolino di sushi può arrivare ad avere più di 92 microgrammi di iodio. Si tratta di una quantità davvero notevole se si pensa che le linee guida raccomandano una dose massima giornaliera di 150 microgrammi. Ciò vuol dire che, bastano 2 o 3 involtini per superare lungamente la dose consigliata, mettendo a repentaglio la salute della tiroide. La regola, perciò, se siete ghiotti di sushi, è moderare la passione.
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