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Minatori in Cile: i rischi per la salute psicofisica

Vivi ed in buona salute. Sono lì dal 5 Agosto, a 700 metri di profondità nel caldissimo deserto cileno di Atacama. Si tratta di 33 minatori di cui si erano perse le tracce da circa due settimane, dopo il crollo di una struttura. Sono stati raggiunti da una sonda ed attraverso questa, hanno potuto inviare all’esterno un commovente e semplice messaggio: “siamo vivi, nel rifugio, in 33”.

Si è subito gridato al miracolo. Non è facile sopravvivere ad eventi di questo tipo. Ma i fortunati lavoratori dovranno fare ora i conti con qualcosa di ben peggiore: ci vorranno tre o quattro mesi per raggiungerli e liberarli. Un’infinità di giorni, di ore, di minuti al buio, in isolamento ed a contatto sempre con gli stessi compagni in soli 50 mq comuni.

Qui dovranno combattere per la vita, resistere, anche fare i bisogni fisiologici!  Non c’è molto ossigeno, non hanno scorte d’acqua, di cibo o medicinali. Quanto il loro organismo potrà resistere in queste condizioni?

La miniera di oro e rame nella quale stavano lavorando si trova in una delle zone più  aride e calde del pianeta, a Nord del Cile, la temperatura è alta e rischiano la disidratazione. In questo caso sono stati utili gli esperimenti della Nasa con gli astronauti: seguendo gli standard previsti, i sopravvissuti hanno ricevuto, una soluzione di glucosio e farmaci per prevenire ulcere. Il corpo va reidratato e nutrito con calma. Si è poi infatti passati ad una speciale soluzione iperproteica ed altre sostanze previste già studiate e testate per gli stessi cosmonauti.

Vi ricordate i volontari in simulazione di viaggio verso Marte di cui vi ho parlato poco tempo fa (qui)? L’esperimento in corso servirà a controllare lo stress psicologico in casi di isolamenti estremi. Purtroppo in Cile si è passati alla realtà e pare che proprio questa sia la difficoltà maggiore: mantenere il gruppo attivo, sveglio, in armonia, non far sentire loro i giorni che passano.

In questi contesti si perde totalmente la concezione del giorno e della notte, ma soprattutto si altera il ritmo fisiologico del sonno e della veglia, che a livello psichico e fisico può portare numerose complicazioni. Per semplificare: pensate solo agli effetti del Jet Lag, seppur reversibili.

Per aiutarli in questo senso è stato stabilito un contatto audio costante, con il supporto costante dei familiari oltre che di un’intera equipe medica. Il tutto avverrà attraverso la sonda che ha permesso di filmarli, idratarli e soprattutto di ricevere il loro messaggio. E’ di solo 8 cm, ma per ora basta.

Fare il minatore è un lavoro pericoloso, non solo a rischio crollo, ma anche di tante patologie correlate. Per questo, sembra che sia anche un lavoro ben retribuito. Tra l’altro i 33 “miracolati” rischiano di uscire dalle “viscere della terra” disoccupati: la società per la quale lavorano è in serie difficoltà economiche.

In attesa che arrivino notizie confortanti per questi lavoratori, il mio pensiero va ai minatori di Marcinelle in Belgio: 272 uomini morti in una galleria sotterranea nel 1956. Era l’8 Agosto!

In questi (tanti) anni la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori è sicuramente migliorata, benché i dati italiani siano abbastanza sconfortanti da questo punto di vista (qui).

Superiori sono anche  le tecnologie e le organizzazioni professionali deputate alla risoluzione di casi estremi come questo. In Italia ad esempio abbiamo la protezione civile, ammirata in tutto il mondo. Non sono però in molti a sapere come e perché è nata:  una promessa che il Presidente della Repubblica Sandro Pertini fece ad una madre, Franca Rampi.

Non tutti voi ricordate la storia di Alfredino Rampi: aveva 6 anni nell’estate del 1981. Io avevo gli esami di quinta elementare e passai quasi tutte le mie ore precedenti inchiodata davanti alla televisione: il primo evento mass-mediatico della storia italiana.

Alfredino morì inghiottito dalle viscere di un pozzo artesiano in una campagna romana. Nessuno riuscì a salvarlo. Oggi mamma Franca si occupa di tutela di minori e di protezione civile con la sua associazione, il Centro Alfredo Rampi. Scusate se ho deviato dal tema iniziale della salute dei minatori cileni, ma certi pensieri ogni tanto escono fuori da soli.