Carcinoma Lobulare Mammella
Il carcinoma lobulare della mammella è un tipo di tumore al seno che nasce dalle cellule dei lobuli, ovvero dalla parte della ghiandola mammaria che produce il latte. Può colpire più di una zona del seno o entrambi. E’ una delle forme di neoplasia con maggiore rischio di recidiva.
CAUSE: Le cause del carcinoma lobulare della mammella non sono ancora chiare agli scienziati. Quello che si ritiene quasi certo è il fatto che gli ormoni abbiano un ruolo importante nella formazione del tumore, ma non si è ancora stati in grado di stabilire l’effettivo meccanismo. Si distingue in due forme: il carcinoma lobulare in situ ed il carcinoma lobulare infiltrante. Il primo, come si evince dal nome è sostanzialmente localizzato e se individuato precocemente può essere eradicato con successo con la chirurgia. Quelo infiltrante invece tende a diffondersi nei tessuti circostanti ed ha caratteristiche “multifocali”. E’ più raro, ma decisamente più pericoloso.
SINTOMI: I sintomi di questa tipologia di cancro al seno non sono sempre immediatamente evidenti. Come per diverse altre forme di neoplasia che colpiscono questi organi, la sintomatologia può essere assente inizialmente. Tra le sue manifestazioni è possibile incontrare:
- Cambiamento nella forma o nelle dimensioni del seno
- Nodulo
- Ispessimento della pelle
- Rigonfiamento sotto l’ascella
- Dolore al seno o in corrispondenza dell’ascella costante
- Secrezioni e cambiamenti del capezzolo o dell’areola.
E’ importante, data la tipologia di tumore di tipo invasivo e infiltrante, prestare maggiore attenzione a potenziali ispessimenti.
DIAGNOSI: La diagnosi per il carcinoma lobulare invasivo passa prima di tutto per un esame clinico, al quale seguono una mammografia ed una ecografia che coinvolga oltre al seno anche le aree di drenaggio linfatico nelle vicinanze come il collo e l’ascella. Per sicurezza, se ci si trova ad avere a che fare con mammelle molto dense o a lesioni difficili da classificare, si esegue anche una risonanza magnetica per definire la massa. La biopsia cambia a seconda della sintomatologia: se viene riscontrato un nodulo si esegue un esame istologico o citologico. Quest’ultimo rappresenta la tipologia esclusiva di biopsia della formazione in caso di secrezione dal capezzolo. Solo con l’istologico si ha comunque una diagnosi definitiva e certa della tipologia del tumore e dunque dlle indicazioni più precise per la terapia.
PREVENZIONE: una prevenzione vera e propria non esiste per questo tumore, anche se uno stile di vita corretto concorre in parte (come per altri tumori) insieme certamente alla genetica. Importante saranno dunque i controlli di routine, a partire dall’autopalpazione del seno. Una diagnosi precoce è sempre la migliore arma in caso di tumore.
TERAPIA: La terapia d’elezione è quella chirurgica. A seconda della grandezza della massa tumorale e della sua invasività si opta per una rimozione della massa o per la mastectomia. Quest’ultima è di solito la scelta più gettonata perchè aiuta ad abbassare il rischio del ripresentarsi di recidive. Chemioterapia e radioterapia verranno utilizzate dopo una valutazione caso per caso. In caso di carcinoma lobulare infiltrante della mammella, la terapia ormonale ha mostrato di essere in grado di rimpicciolire il tessuto neoplastico, soprattutto se eseguita prima dell’intervento di rimozione. I farmaci che la compongono vengono scelti a seconda dell’azione che possono avere sui recettori presenti sulle cellule cancerose: si tratta in ogni caso di sostanze in grado di inibire la produzione di estrogeni. In questo modo si evita che gli stessi diano alle cellule cancerose l’ordine molecolare di crescere. Quelli principalmente utilizzati sono il tamoxifene ( il quale obbliga la pazienza a tenere sotto controllo l’apparato genitale data la sua capacità di favorire la comparsa di tumore ovarico, N.d.R.) e gli inibitori delle aromatasi che generalmente vengono riservati per la loro tipologia di azione alle donne in menopausa.
PROGNOSI: Per ciò che concerne il carcinoma lobulare infiltrante la prognosi è legata allo stadio in cui lo stesso viene diagnosticato. Se preso allo stadio iniziale la sopravvivenza a cinque anni in caso di trattamento è pari ad oltre il 90%, percentuale che scende al 75% se i linfonodi sono stati già colpiti.
[Fonte: INFOSENO; BreastCancer.org]
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