Si stima che nel 2030 le malattie respiratorie saranno la terza causa di morte. Un dato poco confortante, ma evidentemente non abbastanza sconcertate per la Sanità Italiana. La pneumologia, infatti, è la specialità più ridimensionata nonostante l’asma bronchiale e la BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) mietano numerose vittime e costino allo Stato ben 14 miliardi di euro all’anno.
La denuncia arriva dal 16° Congresso Nazionale “Asma Bronchiale e BPCO – Strategie per la Governance” di Verona, organizzato per affrontare la gestione della Sanità e le future politiche strategiche in tema di medicina respiratoria. Come hanno sottolineato gli specialisti che si sono riuniti a Verona, è il settore delle malattie respiratorie a soffrire maggiormente del pesante taglio delle strutture e dei loro mezzi, nonostante l’asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva siano fra le patologie croniche più diffuse al mondo e rappresentino, dunque, un pesante carico assistenziale per le organizzazioni sanitarie.
Questa malattie, sono entrambe caratterizzate da ostruzione delle vie aeree, cui sono associati sintomi quali tosse, dispnea, senso di costrizione del torace, ma mentre l’ostruzione dell’asma è sostanzialmente reversibile (spontaneamente o a seguito di una terapia) e i sintomi siano spesso correlati a determinati stimoli (allergeni, aria fredda/secca, sostanze irritanti, ecc.) quella della BPCO è irreversibile e i sintomi tendono a peggiorare nel corso del tempo. In genere i fumatori sono quelli più a rischio.
Lo scenario dei farmaci di nuova generazione, tuttavia, è desolante, come lamentano gli esperti. Ci sono, ma costano troppo, senza considerare i tagli delle strutture specialistiche. Come ha sottolineato Roberto Dal Negro, direttore scientifico del Centro Nazionale Studi di Farmacoeconomia e Farmacoepidemiologia Respiratoria e organizzatore del congresso:
Prefiguriamo un peggioramento delle condizioni per strutture e cittadino. Ridimensionamento e avvilimento della specialità e l’abbattimento delle strutture non potrà portare che svantaggi, e la diagnosi precoce verrebbe meno con crescenti costi di gestione anche per il SSN. Nel medio e breve termine i costi diventeranno ancora più insostenibili, con un aggravamento delle condizioni di lavoro per chi sarà chiamato a sostituire gli specialisti pneumologi, in quest’opera di razionalizzazione. Medici di base e internisti avranno maggiori responsabilità e come grave conseguenza potrebbe verificarsi un ingolfamento dei Pronto Soccorso.