E’ diventata la nuova “epidemia” del 2013: sempre più paesi, sia in Europea sia nel resto del mondo, stanno scoprendo quantitativi di carne di cavallo all’interno di alimenti venduti come a totale base di carne di manzo. Carne contraffatta, quindi, che deve essere sequestrata e sottoposta ad analisi.
Tutto è nato in Gran Bretagna, dove per primi si sono resi conto dell’imbroglio: lasagne e prodotti similari contenti carne di cavallo invece che di manzo. E man mano lo stesso si è scoperto per le polpette dell’Ikea, distribuite nei centri di tutto il mondo. Si sono poi aggiunte industrie francesi ed italiane. Una copertura a macchia d’olio che ci costringe a porci dei quesiti. Fermo restando che al momento la carne in questione, sebbene proveniente da animali diversi, non sia apparsa pericolosa per il consumo, non è necessario riprendere il discorso “etichettatura delle carni” e spingere affinché le regole europee che saranno messe in atto tra qualche tempo vengano anticipate?
Non si tratta infatti di un problema meramente economico per chi acquista questi prodotti se al loro interno viene trovata della carne di tipo differente. Sono i rischi per la salute che devono essere calcolati e compresi. In linea di massima, a meno di sofisticazione della qualità degli elementi utilizzati, questi cibi non solo deleteri per la salute umana e sono adatti al consumo. Il problema risiede nel risalire all’origine dell’animale ed alla sua macellazione. E questo nonostante i controlli obbligatori e l’obbligo di etichettatura messa a punto per la carne di manzo a causa del crescere, qualche anno fa, dei casi di mucca pazza. Come possibile che siano riusciti a sofisticare la carne utilizzata? Nel rimpiattino delle colpe è questo l’elemento che è spiccato maggiormente. Insieme alla necessità di favorire anche l’etichettatura della carne equina, della quale non si sa nemmeno se provenga da esemplari adatti alla macellazione. Insomma, la questione è decisamente annosa. Al momento sono in atto numerosi ritiri dal mercato: Findus, Nestlè, Ikea, Buitoni, Picardi e Panzano. Società che probabilmente hanno agito in buona fede. E’ necessario mettere a punto delle linee guida specifiche a livello comunitario che obblighino i produttori ad un’etichettatura seria e verificabile.
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