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Malaria, bambino morto a Novara

 

Un bambino di sei anni, il piccolo Lorenzo Tirelli, è morto venerdì sera in seguito ad un forte attacco di febbre causato dalla malaria. È questo il sospetto dei medici dell’Ospedale Maggiore della Carità’ di Novara e dei genitori, in attesa dello svolgimento dell’esame autoptico sul corpicino.

A scioccare non è solo la giovanissima età della piccola vittima, ma la malattia stessa che lo avrebbe portato alla morte. La malaria infatti sarebbe stata contratta dal bimbo nel corso di una vacanza nella casa nei nonni, da tempo residenti in Guinea Equatoriale. Lorenzo era tornato in Italia lo scorso 25 agosto, dopo aver passato due mesi nel paese africano.

I primi sintomi sono giunti dopo circa una settimana che il piccolo era tornato a casa. Febbre alta, problemi respiratori e difficoltà a deglutire. Il ricovero, sotto il consiglio del pediatra di famiglia è arrivato immediatamente nel primo pomeriggio di venerdì, ma per Lorenzo non vi è stato nulla da fare. Non era la prima volta che il bambino andava in Africa a trovare i nonni e come ogni volta si è sottoposto alla profilassi antimalarica. La sorella gemella e un’altra di 11 anni, che erano presenti con lui insieme ai cugini dai nonni, non hanno riportato alcun sintomo.

Motivazione per la quale l’autopsia sarà ancora più utile per comprendere cosa sia successo. Ecco cosa ha spiegato il professore Gianni Bona, direttore della Clinica pediatrica dell’Ospedale Maggiore di Novara all’Agi che lo ha interrogato in materia:

Il riscontro diagnostico degli esami di laboratorio, che abbiamo subito eseguito al momento del ricovero, dava un segnale chiaro di infezione malarica, con una percentuale di germi nel sangue molto elevata. Lo shock molto forte che ha colpito il piccolo ha pero’ impedito il controllo della patologia. Per quale motivo questo shock sia avvenuto ce lo dirà’ solo l’autopsia.

Non resta quindi che attendere l’esame autoptico per saperne di più.

E’ interessante, in merito al caso, ascoltare l’opinione della dottoressa Susanna Esposito, Direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura della Clinica De Marchi e Responsabile del Centro per il Bambino Viaggiatore dell’Ospedale Policlinico di Milano, la quale esprime perplessità sul modo in cui la profilassi antimalarica sarebbe stata svolta correttamente. Questo perché la stessa, se opportunamente condotta, la somministrazione dei medicinali dà una copertura pressoché totale nei confronti del virus. Bisognerebbe poi, sempre secondo la dottoressa, imparare ad agire con tempestività: in seguito ad un viaggio di questa tipologia, definibile a rischio, soprattutto se è un bambino a presentare dei sintomi febbrili, è bene recarsi immediatamente ad un pronto soccorso per ottenere una diagnosi pressoché immediata e priva di conseguenze. Spiega l’esperta:

Vorrei sottolineare, ancora una volta, che la profilassi antimalarica è fondamentale prima di partire per paesi tropicali o zone a rischio. Consiglio di non affidarsi a metodi fai-da-te o suggeriti tramite passaparola ma di recarsi sempre in un centro specializzato per questo tipo di malattie infettive. E, non ultimo, di assumere i farmaci in maniera corretta.

Ed aggiunge:

L’efficacia della profilassi antimalarica nei confronti della malaria mortale è quasi totale e chi acquisisce la malaria a fronte di una profilassi ben condotta presenta forme curabili. Ricordo, inoltre, che nei 6 mesi successivi al rientro da un viaggio in zone a rischio, se il bambino presenta sintomi quali febbre alta superiore a 38° o brividi persistenti, è opportuno recarsi subito al pronto soccorso. Spesso, infatti, la febbre soprattutto nei bambini viene confusa con altre patologie, per tale motivo, è importante escludere un pericolo di malaria; la malaria, infatti, nei bambini ha un’evoluzione rapida con rischi mortali. Un ulteriore fattore da tenere in considerazione è quello poi della predisposizione di ogni singolo soggetto a contrarre la malaria, ma questo non è certamente prevedibile.

Come già anticipato sopra, sarà solo l’autopsia a chiarire come sono andate effettivamente le cose.  Quel che appare certo è che una vita innocente, per motivazioni ancora da chiarire, sia stata spezzata.

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