E’ arrivato, dopo proteste e tanta attesa, il via libera ufficiale dell’Aifa e del Ministero della Salute in merito alla sperimentazione del metodo Stamina, il trapianto di staminali mesenchimali messo a punto dalla Stamina Fondation ed al centro di tante polemiche. Ora la parola passa alla politica.
Un primo passo in avanti questo, che deve ancora però guadagnare l’ufficialità a livello governativo. Il testo approvato dal Commissione Affari sociali della Camera arriverà infatti domani davanti ai parlamentari per la definitiva conversione in legge. La sperimentazione, ora promossa dal Ministero della Salute avvalendosi dell’Agenzia Italiana del Farmaco, dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e del Centro Nazionale Trapianti (Cnt), è stata resa tale da un emendamento al decreto Balduzzi presentato prima delle elezioni.
Sono diversi i paletti che Renato Balduzzi, prima di lasciare il suo mandato, ha inserito all’interno del testo. La deroga avallata per la sperimentazione del metodo Stamina, prevede che il trial clinico venga coordinato dall’Iss a partire dal luglio 2013 e che duri 18 mesi. I medicinali a base di cellule staminali mesenchimali, diventati il fulcro della protesta (che nei mesi scorsi ha visto scendere in campo anche un gruppo di medici europei attraverso un articolo pubblicato sulla rivista di settore Nature. N.d.R.) dovranno essere preparati seguendo inderogabilmente le linee guida stabilite in materia dal Parlamento Europeo. I fondi per la sperimentazione, pari a 3 milioni di euro sono già pronti, suddivisi in due tranche da uno e due milioni rispettivamente per la fase di start up nel 2013 ed i restanti nel 2014.
Dopo una “lotta alla salute” dei malati terminali giocata in tribunale, era necessario provvedere al più presto ad una sperimentazione ufficiale e programmatica. Lo spiega Pierpaolo Vargiù, il presidente e relatore della Commissione Affari sociali della Camera. Il tema, ha continuato, è complesso e molto delicato, e come tale deve essere maneggiato.
Intanto i famigliari dei malati, tra cui quelli affetti da Sla che gioverebbero teoricamente del riconoscimento del metodo Stamina, sono scesi in Piazza a Montecitorio nella speranza di dare ulteriore voce alle loro necessità e contestualmente denunciare possibili “conflitti di interessi” da parte dei detrattori del metodo.
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