La pressione alta? Si può combattere in modo efficace se si dorme in modo corretto e, come suggerisce uno studio dedicato, anche se lo si fa più del solito. Vi sarebbe infatti una correlazione tra la gestione del ritmo “sonno-veglia” e l’ipertensione arteriosa.
Dormire nelle giuste quantità è uno dei pilastri del benessere dell’essere umano: numerose ricerche scientifiche nel corso degli anni hanno dimostrato come il periodo di riposo notturno vissuto in modo accurato sia importante per il mantenimento di un buono stato di salute, e da tempo si ipotizzava che esistesse un collegamento tra la carenza di sonno e l’aumento delle possibilità di sviluppo di malattie cardiovascolari ed ictus. Mancava però qualcuno che valutasse se dormire le giuste ore di sonno potesse avere degli effetti positivi sulla pressione alta. La lacuna è stata colmata finalmente dai ricercatori della scuola di medicina di Harvard, coordinati dalla dottoressa Monika Haack, i cui risultati sono apparsi recentemente nella rivista di settore Journal of Sleep Research.
Il campione preso in considerazione ha riguardato 22 donne e uomini di mezza età, affetti da una condizione conosciuta come “pre-ipertensione”, dove la pressione arteriosa non presentava valori molto alti ma era ad ogni modo molti vicina a raggiungere lo stato di ipertensione effettiva. Tutti, è risultato dalla compilazione di un questionario specifico, dormivano sette o meno ore ogni notte. I volontari sono stati suddivisi casualmente in due gruppi: tredici di loro sono stati costretti a modificare il loro sonno andando a dormire un’ora prima del solito mentre gli altri hanno funzionato da gruppo di controllo mantenendo le loro abitudini. Dopo un periodo di follow up di sei settimane è stato possibile rilevare che chi aveva dormito di più aveva fatto registrare un calo di pressione di almeno 8- 14 mmHg. I ricercatori pensano che grazie all’ora di sonno in più l’organismo riesca a far fronte con maggiore efficacia alla produzione di maggiore quantità di ormoni dello stress.
Si tratta di uno studio preliminare però: i risultati vanno interpretati con cautela.
Fonte | Journal of Sleep Research
Photo Credit | Thinkstock