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Aids, adolescenti a rischio

Adolescenti a rischio AIDS. Sempre di più rispetto ai primi anni del 2000 quando i casi erano un terzo di quelli attuali. Quindici anni di progressi non hanno portato purtroppo ad una maggiore salvaguardia della salute. In particolare nei giovanissimi.

Il problema, purtroppo, è la scarsa attenzione che gli adolescenti mettono nel proteggersi durante i rapporti sessuali. Come la Giornata Mondiale dell’AIDS che si celebrerà il prossimo 1 dicembre contribuisce a rendere noto, durante questi ultimi sono ancora poche le persone che effettivamente utilizzano il preservativo nel corso del coito, mettendosi a rischio non solo di un’eventuale gravidanza, ma anche di contrarre malattia sessualmente trasmissibili come l’HPV, la clamidia e per l’appunto l’AIDS.

E va sottolineato, questo comportamento errato non è frutto di mancanza di informazione. Negli anni sempre più campagne e sempre più interlocutori hanno tentato di far comprendere agli adolescenti l’importanza dell’uso del preservativo. Purtroppo gli stessi sembrano ritenere più importante la “sensazione” piuttosto con la sicurezza, portando statisticamente alla registrazione di numeri allarmanti in quanto ad infezioni da HIV tra i giovanissimi.

Vi sono effettivamente dei paesi più a rischio per via di una scoperta del sesso più veloce e meno controllata. Europa e Stati Uniti tra i tanti non sono però immuni dal problema. Anzi è ancor più preoccupante che nei paesi in cui vi è una maggiore informazione vi siano ancora tanti contagi. Commenta Craig McClure, responsabile UNICEF del programma globale sull’Hiv/Aids:

Le persone non affette da HIV devono avere accesso alle conoscenze e agli strumenti per preservare il proprio stato di salute. I risultati conseguiti nella prevenzione della trasmissione materno-infantile sono lodevoli, e da celebrare. Ma sono necessari investimenti immediati per dare un trattamento salva-vita ai bambini e agli adolescenti che sono stati contagiati.

In effetti gravidanza ed HIV non sono più sinonimo di bambini malati. Ma non ci si può accontentare di preservare solo una parte della popolazione quando basterebbe davvero un pizzico di impegno in più e delle campagne mirate per salvare dal contagio tanti giovani.

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