Un nuovo vaccino contro l’Aids sperimentato su modello animale potrebbe essere la base dalla quale partire per una possibile totale eradicazione del virus. Gli scienziati dell’Oregon Health and Science University sono riusciti a guarire dei primati dalla SIV, l’equivalente dell’HIV umano.
I risultati dello studio condotto dai ricercatori dell’università statunitense sono stati pubblicati sulla rivista di settore Nature. Sotto lo pseudonimo di Siv, lo ricordiamo, è riconosciuto il Simiam Immunodeficiency Virus, l’agente patogeno che da vita alla forma di Aids delle scimmie, quello originario. Il vaccino messo a punto negli Stati Uniti è stato in grado di funzionare perfettamente su nove dei sedici macachi rhesus presi come campione ai quali era stato inoculato una forma aggressiva del virus, circa 100 volte più letale nel nostro HIV. Vi basterà sapere che la sopravvivenza massima rispetto allo stesso è di circa due anni
Questa formulazione ha sfruttato un metodo che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede nel mondo della ricerca: quello di sfruttare un ulteriore virus, modificato, per riuscire a penetrare le difese dell’agente patogeno e riuscire a distruggerlo stimolando adeguatamente il sistema immunitario. In questo caso specifico è stato scelto il citomegalovirus, appartenente alla stessa famiglia virologica dell’Herpes. In pratica il vaccino messo a punto, ed utilizzato contro la forma di HIV delle scimmie, ha utilizzato tutta la potenza infettiva del citomegalovirus per ripulire l’organismo e stimolare le nostre difese.
Sebbene le scimmie che non hanno risposto al vaccino siano decedute, coloro che hanno reagito positivamente hanno mostrato di essere libere dal virus anche dopo tre anni dall’inoculazione della soluzione. Questa ricerca, è evidente, rappresenta un fantastico punto di partenza per la messa a punto di una vaccinazione in grado di essere utile per combattere il virus nella sua forma umana. Grazie ai farmaci antiretrovirali la malattia viene tenuta sotto controllo quasi sempre efficacemente, ma va da sé che essere in grado di debellare completamente la patologia è un traguardo che non può non essere perseguito.
Fonte| Nature
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