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Cellule staminali modificate per combattere l’hiv

 Le cellule staminali potrebbero essere in grado se adeguatamente trattate e modificate, di eradicare il virus dell’HIV dall’organismo umano. E’ un’ipotesi concreta che ha preso il via da uno studio realizzato presso la School of Medicine dell’Università della California di Los Angeles ed appena pubblicato su PLoS Pathogens. Nello specifico il team di scienziati guidati da Scott G. Kitchen ricercatore della UCLA e membro dell’Aids Institute, ha prelevato delle staminali umane, le ha trattate in laboratorio arricchendole geneticamente di un particolare recettore e le ha inserite in topini da laboratorio infettati con l’hiv, anche questi geneticamente modificati (“umanizzati”), in modo da poter avere una risposta immunitaria quanto più possibile simile a quella dell’essere umano. Il risultato?

Test a due e 6 settimane hanno dimostrato un aumento di cellule in grado di distruggere il virus nei tessuti e soprattutto una diminuzione dello stesso in circolazione nel sangue. Sono le basi di un nuovo approccio scientifico importante nella lotta all’Aids che in 30 anni ha visto tanti successi, ma non ancora la vittoria definitiva sulla malattia. Proviamo ad entrare nello specifico della ricerca, cercando di semplificarne i termini. Tutto nasce da un altro studio scientifico in cui alcuni particolari linfociti erano stati prelevati da un paziente sieropositivo: i linfociti T citotossici CD8. Si tratta di una categoria di cellule del sistema immunitario deputate a combattere tutte le infezioni: sono in grado di riconoscerle ed aggredirle distruggendole. Purtroppo non se ne trovano nell’organismo in quantità adeguate per sconfiggere definitivamente il virus dell’Hiv. Gli scienziati dunque hanno individuato all’interno di questi il recettore “guida”, capace di scovare i virus, lo hanno clonato ed inserito in staminali umane affinché si potesse riprodurre in quantità elevate.

Così è stato dimostrato con la ricerca attuale, che però ha un limite di affidabilità: è stata fatta su topi e, a detta degli stessi ricercatori, seppur geneticamente “umanizzati”, non è detto che il sistema immunitario di una persona malata reagisca allo stesso modo. Certo è che il passo successivo sulla sperimentazione umana sembra vicino. Anzi, forse c’è già stato a priori in un certo senso: ricordate il caso di Timothy Ray Brown il primo ed unico uomo al mondo guarito totalmente dall’Aids? Aveva subito un trapianto di midollo a causa di una leucemia. Il donatore era uno dei pochi (1% della popolazione totale) geneticamente immune al virus dell’Hiv. Questo caso, risalente al 2008, ha stimolato la ricerca in questione e numerose altre ancora in corso.

Foto: Thinkstock