L’angina, o per essere più precisi l’angina pectoris è una sindrome dolorosa del torace, conosciuta anche sotto il nome di “dolore retrosternale”, provocata dall’insufficiente ossigenazione del cuore causata da una transitoria diminuzione del flusso sanguigno nell’organo da parte dei vasi coronarici. Non va confusa con un attacco cardiaco. Si tratta di un dolore che inizia lentamente per poi raggiungere un apice irradiandosi spesso in tutta la zona toracica. Per definizione, il primo attacco di angina subito dall’individuo viene definito instabile. Scopriremo nello specifico come vi siano due manifestazioni differenti di questo dolore: l’angina stabile e l’angina instabile. Di norma un attacco di angina dura dai 15 ai 20 minuti.
Angina: le tipologie
L’angina stabile è quella che si manifesta in modo ripetuto mantenendo una similarità di sintomi, ricorrenza e durata del dolore in merito a specifiche azioni condotte. Al contrario l’attacco di angina instabile è proprio di una condizione di dolore che si presenta improvvisamente e senza rispettare delle situazioni “canoniche” che ne caratterizzano l’evoluzione. A livello statistico, l’’angina stabile ha una maggiore incidenza negli uomini, con una percentuale pari all’80% degli ultrasessantenni.
Angina: i sintomi
Il sintomo primario dell’angina pectoris è il dolore localizzato al centro del petto che quasi sempre s’irradia al collo, al braccio sinistro, alla spalla, alla mandibola ed alla parte centrale della metà superiore dell’addome. Questo particolare sintomo è solitamente proprio del sesso femminile, il quale di sovente accusa un dolore di tipo trafittivo e non oppressivo come comune della patologia. Al dolore, che nei casi meno gravi è pari ad un fastidio di tipo oppressivo in sede toracica, si aggiungono manifestazioni sintomatiche di diversa tipologia: la dispnea, con sensazione di soffocamento, la sudorazione, la nausea ed il vomito. E’ necessario ricordare che questi sintomi però non sono esclusivi di un attacco di angina: essi devono essere quindi essere compresi a fondo. Per farvi un esempio anche il reflusso gastroesofageo causa dolore retrosternale, come il dolore cervicale può irradiarsi alle spalle ed al braccio. L’ulcera ed il dolore che è in grado di causare, presentano molti punti in comune con i sintomi dell’angina.
Dolori e diagnosi dell’angina
Come vi abbiamo precedentemente indicato, il dolore può essere di diversa tipologia: può, infatti, manifestarsi in maniera molto forte, o languire al punto di essere un semplice fastidio risolvibile con il riposo. Ma come si può ottenere una diagnosi di angina? E’ presto detto. Vi sono degli esami specifici che consentono di rilevare la presenza delle cause di questo dolore: arteriosclerosi, ostruzione delle coronarie. Eccone un elenco esaustivo:
- Test da sforzo: si tratta dell’esame più comune. Il paziente che si sospetta affetto da questi attacchi viene invitato a compiere uno sforzo fisico monitorato da un ecocardiogramma in grado di rilevare possibili problemi.
- Coronarografia o angiocardiografia: Inserimento tramite cateteri di un mezzo di contrasto in grado si palesare lo stato di salute delle coronarie. Si tratta di un esame di solito utilizzato nei casi più gravi. E prima di un eventuale intervento di liberazione dei vasi.
- Scintigrafia: può essere eseguita sia a riposo sia sotto sforzo tramite l’introduzione di uno speciale mezzo di contrasto radioattivo ma innocuo per l’organismo che grazie alla sua capacità di fissarsi sull’organo ne racconta lo stato di salute: se la distribuzione risulterà omogena, il cuore sarà sano.
- Elettrocardiogramma ed ecografia del cuore potranno essere utili nel corso di un attacco per un esame istantaneo, ma sempre di accompagnamento ad una delle tre tecniche menzionate.
Angina: la terapia
Come per tutte le malattie, è necessario affrontare una terapia per risolvere le crisi di angina. Uno stile di vita sano, una sana alimentazione dell’attività fisica moderata in grado di abbattere fattori di rischio come l’obesità e l’ipertensione rappresentano la terapia non farmacologica base da mettere in atto. In fin dei conti l’angina pectoris è l’espressione dell’insufficienza di ossigenazione derivante da tutta una serie di fattori, come abbiamo potuto costatare finora. A livello farmacologico, il medico curante, in base alle cause che possono scatenare gli attacchi, potrà scegliere tra le seguenti famiglie medicinali:
- Aspirina ed antiaggreganti piastrinici
- Nitrati
- Beta-bloccanti
- Calcioantagonisti
In alcuni casi, quelli più gravi, potrebbe rendersi necessario l’installazione di un bypass coronarico o di un’angioplastica. E’ sempre fondamentale rivolgersi ad un medico in caso di dubbi.
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