Se vivete una situazione di stress, cercate di non far passare tutto come semplice stanchezza mentale o fisica: fate attenzione a non sottovalutare i rischi se volete mantenervi in buona salute ed evitare patologie più gravi e debilitanti come malattie cardiovascolari e infarto in misura doppia rispetto alla media.
Lo suggerisce una ricerca pubblicata di recente da un gruppo di scienziati finlandesi ed inglesi sulla rivista di settore European Heart Journal. Lo stress può essere molto debilitante per l’organismo e far finta che non esista potrebbe portare, sul lungo periodo, a malattie ben più gravi della stanchezza, come l’infarto. Lo studio conferma, infatti, ancora una volta come lo stress possa essere un fattore di rischio non irrilevante rispetto ad attacchi cardiaci e manifestazioni simili a danno del cuore.
I sintomi, da non sottovalutare e tipici di questo stato di salute sono i seguenti: ansia, difficoltà di concentrazione, nervosismo, emicranie. Addirittura eruzioni cutanee: è vero, si tratta di sintomi tipici di molte altre malattie, ma facilmente riconducibili ad eventuali situazioni di stress e per questo spesso presi sottogamba, soprattutto se il contesto generale non permette alla persona di concentrarsi sulla propria salute. I ricercatori, basandosi su un campione di 7.268 partecipanti, hanno verificato che proprio gli individui che mostravano la sintomatologia sopra descritta all’interno di un contesto stressante erano proprio quelli che avevano maggiore possibilità di sviluppare problemi di natura cardiovascolare. Con il doppio delle possibilità di evento avverso rispetto a persone non stressate.
Non si tratta di un problema da prendere sottogamba, semmai una conferma di come tutti noi siamo in pericolo a causa della vita iperattiva e spesso molto stressante che conduciamo. Come evitare tutto questo? Prima di tutto vivendo secondo uno stile di vita corretto e poi rallentando un po’ il ritmo se necessario. Soprattutto se abbiamo intenzione di non fermarci per sempre. Meglio prendersi maggiore spazio e tempo piuttosto che incrementare le statistiche relative alla mortalità cardiovascolare, no?
Fonte | European Heart Journal
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