Troppi centri accreditati in alcune regioni, pochi quelli di alta specializzazione e la verità lampante secondo cui – sempre più spesso – i malati sono costretti a cercare un organo all’estero. Di pochi giorni fa la notizia di un catanese che ha deciso di mettere in vendita un rene dopo il falllimento della sua attività e l’immediata risposta di decine di persone pronte ad accaparrarselo.
Già, perchè le statistiche confermano l’allungamento delle liste di attesa di pazienti italiani che vivono nella speranza di trovare un rene nuovo: si è passati dai 6.838 del 2002 ai 6.400 del 2006 per risalire fino ai 7.018 del 2008 – dati fermi al 31 agosto.
Quello del trapianto d’organo è stato, negli ultimi dieci anni, uno dei settori di maggior successo per la medicina del nostro Paese: tutto ciò grazie ad una migliore organizzazione e ad un coordinamento a livello nazionale che ha funzionato bene grazie all’attività del Centro Nazionale Trapianti.
Così, l’Italia è balzata in cima alle classifiche europee per numero di donazioni – 21 per ogni milione di abitanti. Poi, una improvvisa battuta di arresto che è coincisa col calo delle donazioni e il minor numero di trapianti. La ricerca del rene è quella che coinvolge il maggior numero di cittadini: al secondo posto, per quantità di pazienti in attesa, le richieste di fegato. Poi, a scalare, cuore, polmone e pancreas.
Molti, pur di porre fine ad un calvario pesantissimo, sono disposti a mettersi in cammino fino al punto da sconfinare il continente. E arrivare, per esempio, in Iran dove il commercio degli organi è legale e per un rene lo Stato paga da un minimo di 1.200 ad un massimo di 4.500 dollari e obbliga il ricevente a fare una donazione. Il commercio è permesso solo tra iraniani ma esiste un mercato illegale che non tiene conto della nazionalità e nel quale i prezzi superano le cifre ufficiali.
Oppure in India, dove una legge del 1994 prevede che gli organi possano essere donati solo a persone con cui si è legati da un rapporto di parentela. Tuttavia, la legge viene ampiamente raggirata grazie alla falsificazione dei documenti di parentela e a un giro di chirurghi compiacenti. Secondo recenti dati, ogni anno 2 mila indiani vendono un rene per meno di 2 mila dollari soprattutto a statunitensi, inglesi, canadesi e arabi. Emblematico il caso del Pakistan, dove di 2 mila trapianti eseguiti nel 2005, i due terzi sono stati effettuati su stranieri: qui, tuttavia, dopo lo scandalo legato alla vendita on line, ne è stato proibito il commercio.
Il Sud Africa, invece, è una sorta di intermediario: i donatori provengono dal Sud America o dall’Europa dell’est ma i riceventi sono soprattutto israeliani – un rene viene pagato fino a 20 mila dollari e rivenduto per più di 120 mila dollari. Infine, il caso della Cina, che potrebbe diventare la Terra Promessa per quanti hanno la necessità di un trapianto. Un fegato nuovo costa tra i 40 mila e i 75 mila dollari. Qui gli organi non sono quasi mai donati volontariamente ma espiantati dai condannati a morte.