Se mettessimo sul piatto di una bilancia tutte le piante e gli animali del globo e, sull’altro, tutti i batteri, funghi, protozoi e virus, la bilancia penderebbe -e di molto- dalla parte dei microrganismi. Sono tanti, tantissimi, ma la maggior parte di loro non sono dannosi. E quei pochi che lo sono, se vogliono aggredirci, devono fare i conti con un agguerritissimo sistema difensivo: la pelle.
Barriera efficace, ma non indistruttibile: non è raro infatti che la pelle vada incontro a piccole o grandi lesioni. Tagli, lacerazioni, abrasioni o ustioni di solito non richiedono l’intervento del medico, se superficiali e non molto slabbrate. Meglio invece sentire un camice bianco se la ferita è localizzata su articolazioni, dorso delle mani o dei piedi: in questi punti è possibile che una lesione, all’apparenza modesta, sia in realtà pericolosa per tendini, nervi o cavità articolari. Per valutare in modo corretto la situazione, e quindi decidere come comportarsi, la prima cosa da fare è procedere a una sua rapida pulizia.
La pulizia della ferita è essenziale anche per due altre ragioni: da un lato consente di allontanare la maggior parte dei microrganismi, dall’altro evita che la sporcizia renda inattivo l’antisettico da applicare per distruggere i microrganismi residui, ossia la sostanza che si usa per “disinfettare” la ferita. Ma quale prodotto è meglio usare? Non l’alcol 0 meglio, non sempre. Ottimo per disinfettare le superfici lisce e la pelle integra, non è la soluzione migliore per trattare le ferite: la sua capacità di abbattere la carica batterica diminuisce drasticamente quanto più è profonda la ferita, e poi è irritante sulle cellule.
Lo stesso vale per la tintura di iodio, che per di più, essendo colorata, rende difficile l’osservazione di eventuali aloni rossastri che possono sopraggiungere in un momento successivo. Vanno meglio gli antisettici meno aggressivi, come quelli a base di cloruro di benzalconío, cloruro di cetilpiridinio soluzione diluita di iposolfito di sodio. Dopo aver disinfettato, se la lesione è piccola, si può applicare un cerotto o garze sterili, tenendo presente che la medicazione deve sempre “lasciare respirare” la ferita: il cerotto non deve essere troppo aderente né bloccare tutti i margini della garza.
Un discorso a parte meritano le ferite da punta. Quelle, per intenderci, provocate da chiodi, aghi, cacciavite. Sono spesso sottovalutate perché sulla superficie appare soltanto un piccolo foro, e di solito non fuoriesce moltissimo sangue. Ma è un errore: è, infatti, importante disinfettare bene la ferita perché sulle punte ci sono spesso batteri o spore che possono entrare in profondità. Tra i più pericolosi c’è il clostridio del tetano. Fondamentale quindi tenere sotto osservazione la ferita nelle ore successive e controllare che sia ancora valida la copertura della vaccinazione antitetanica.
Questo è in generale valido per tutte le ferite di una certa profondità e per quelle provocate da oggetti arrugginiti o contaminati da terra o da detriti vegetali. Anche le scottature sono un incidente domestico piuttosto frequente da non sottovalutare perché il rischio di infezione e di formazione di cicatrici antiestetiche è molto più alto che per le piccole ferite. Se la superficie interessata è ampia, o se, pur piccola, è profonda, bisogna rivolgersi al medico. Se invece l’ustione è leggera e interessa una piccola superficie la prima cosa da fare è lavare con acqua fredda o immergere la parte in acqua e ghiaccio, che aiutano a disperdere il calore residuo (per non continuare a danneggiare i tessuti) e alleviano il dolore.
Successivamente si applicano le apposite “garze grasse” imbevute di sostanze, come l’acido ialuronico, che stimolano la rigenerazione dei tessuti o le pomate specifiche per le ustioni. Poi si deve ricorrere al bendaggio, facendo attenzione a lasciar respirare la parte. Le bolle che si possono formare non vanno rotte o bucate, perché sono una protezione contro l’invasione da parte dei microrganismi. Di fronte a un’ustione grave, profonda o estesa, la cosa migliore è invece immergere immediatamente la parte colpita nell’acqua fredda e farsi accompagnare al pronto soccorso.
Da http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Maggio_2010/07_Medicina_pratica.pdf