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Epidemia di colera a Zanzibar: è allarme

E’ epidemia di colera a Zanzibar e inizia ad esservi allarme non solo per la popolazione residente ma anche per i turisti: il viaggio verso la destinazione in questione viene ora sconsigliato visto che le vittime così come i contagiati continuano a salire.

I morti sono 45 e coloro che sono stati colpiti dall’infezione circa 3 mila. Gli ospedali faticano a gestire le diverse centinaia di malati che necessitano di un ricovero in ospedale. E per quanto sia stata vietata la vendita di succhi di frutta e di cibo per le strade, la diffusione del morbo è tutt’altro che rallentata. Purtroppo a non dare tregua alla popolazione ci sta pensando anche il maltempo, intasando il sistema fognario e favorendo la diffusione della malattia.

Per tentare di arginare il contagio le autorità del luogo hanno deciso di spostare i pazienti da accudire all’interno di campi appositi allestiti sulle vicine isole minori in una quarantena improvvisata per evitare di far ammalare i cittadini ancora sani ed i turisti giunti nell’Isola.  Perché è così difficile debellare il colera a Zanzibar? Molto dipende dalle scarse condizioni igieniche nelle quale la zona si trova in seguito alle forti piogge: un buon contributo inoltre viene dato dalla vendita non controllata di beni potenzialmente contaminati.

Il colera è una infezione intestinale causata da un batterio specifico: il vibrio cholerae, spesso definito semplicemente vibrione. Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità lo spiegano chiaramente: si tratta di una patologia che se non trattata sul breve termine è in grado nella sua variante fulminante di uccidere una persona in poche ore. Esiste un vaccino per prevenirne il contagio e la prevenzione passa attraverso igiene e attenzione alla gestione di cibi e bevande.

La cura consiste in una reidratazione cospicua (non bisogna dimenticare che sebbene le forme più blande siano praticamente asintomatiche la diarrea è uno dei primi sintomi e tra i più pericolosi per l’organismo, N.d.R.)  attraverso l’ingestione o per via endovenosa e un ciclo di antibiotici per debellare il batterio.

Fonte | OMS

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