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Aumento dei focolai infettivi: colpa degli animali esotici

Parlando ad un convegno sulla salute umana e malattie infettive emergenti alla conferenza Diversitas: Biodiversità e Società che si è tenuta ieri a Città del Capo, gli scienziati hanno individuato nel crescente commercio globale di specie selvatiche la causa dell’aumento di malattie potenzialmente dannose, responsabili di focolai fino ad ora mai verificatisi in Occidente.

Il dr Katherine Smith, professore associato di Biologia alla Brown University, Rhode Island, Stati Uniti, ha descritto l’aumento indotto dall’uomo nella diffusione della malattia in altre parti del mondo come “l’inquinamento degli agenti patogeni”.

E’ un termine relativamente nuovo per un processo che sta accadendo da quando le persone hanno cominciato a viaggiare

ha spiegato. Ma a causa dell’aumento delle persone che viaggiano in tempi moderni, e la maggior velocità e le distanze percorse, il processo è stato notevolmente accelerato dal 1940 circa. Le malattie umane tendono ad essere trasmesse in molti Paesi a causa del viaggio, mentre le zoonosi (quelle trasmesse dagli animali agli esseri umani) non sono ancora globalizzate, ma hanno ancora spazio per espandersi. Delle malattie infettive che sono emerse nel corso degli ultimi cento anni, il 75% sono state zoonotiche (tra cui l’HIV/AIDS, SARS, ebola e influenza aviaria H5N1).

Un tema di grande preoccupazione è il commercio internazionale di fauna selvatica: vi è una domanda enorme di animali esotici, importati soprattutto dal terzo mondo al primo. In soli sei anni, ha detto Smith, 1,5 miliardi di animali vivi sono stati esportati nei soli Stati Uniti. Di questi animali esotici, che provenivano da diverse parti del mondo, il 73% era stato pescato. Circa il 70% proviene dal Sud-Est asiatico, che, significativamente, è anche considerato uno dei maggiori focolai per le zoonosi future. I pesci esotici comprendono una quota elevata degli animali trasportati, per soddisfare la domanda creata dagli acquari ornamentali. Tuttavia, ha affermato Smith

anche tutto il resto viene importato: mammiferi, rettili, anfibi. L’aumento della domanda c’è stato per i rettili come animali da compagnia di recente, forse a causa di persone che li vedono sui programmi di natura popolare su Discovery Channel.

Quando Smith e il suo team hanno esaminato 30 gechi Tokay, una specie in aumento tra quelle di importazione dall’Indonesia e dal Sud-est asiatico, hanno trovato che il 60% di essi aveva la salmonella, che può essere mischiata agli umani dalla vicinanza con i rettili. Non solo c’era un’alta percentuale di animali infetti, ma un gran numero di ceppi di salmonella sono stati rilevati anche nel bestiame. Si scopre, dice Smith, che in Indonesia questi gechi sono comuni come i piccioni, e soprattutto sono presenti nelle abitazioni umane e del bestiame.

Un’altra tendenza popolare recente di importazione è la domanda di “animali esotici tascabili“, cioè animali di piccola taglia. Il più comune di questi è il ratto del Gambia, il quale può facilitare l’emergere di malattie infettive. Nel 2003 ci fu un attacco alle Florida Keys dovuto ai topi marsupiali, accompagnato da un focolaio di vaiolo delle scimmie, mai visto prima negli Stati Uniti, che ha interessato 72 persone. La fonte è stata identificata proprio negli animali tascabili in Illinois, dove i tassi di infezione sono stati rilevati anche nei cani della prateria, spesso tenuti come animali domestici.

Alla preoccupazione per la diffusione della malattia si aggiunge la carenza della legislazione in tutti i Paesi Occidentali. Le frontiere nazionali e tra i continenti sono scarsamente regolamentate (a parte che in Australia e Nuova Zelanda), e così passa di tutto, anche ciò che potrebbe essere pericoloso per la salute pubblica. Il dr. Peter Daszak, direttore esecutivo del Consorzio per la Conservazione Medicina e Chirurgia presso Wildlife Trust di New York, ritiene che uno dei modi per meglio controllare il commercio di fauna selvatica è quello di promuovere l’allevamento in cattività di animali commercialmente importanti. Gli animali d’allevamento in cattività hanno dimostrato di avere livelli più bassi di agenti patogeni che causano malattie, e localmente si ridurrebbe la domanda di importazioni.

[Fonte: Health24]