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Morbillo, epidemia con vittime negli Stati Uniti

Un’epidemia di morbillo ha colpito gli Stati Uniti e più di preciso il Texas. Un bambino non vaccinato è già morto. Perché questa malattia, sebbene sottovalutata da molti, in realtà rappresenta un vero e proprio pericolo per la salute pubblica?

Il morbillo malattia pericolosa

Seguendo purtroppo una narrativa no vax pompata dai social e richiamando i tempi nei quali di malattia esantematica si moriva molto più facilmente, si tende a dimenticare che teoricamente gli Stati Uniti avrebbero battuto il morbillo nel 2000. Proprio grazie all’uso dei vaccini.

Questa patologia è molto più pericolosa di ciò che si pensa. E le sue conseguenze a carico del cuore e del cervello possono essere devastanti. Perché nel 2025 ci si trova ancora una volta a dover anche avere a che fare con una epidemia di questo genere? Non è un caso che la zona del Texas colpita da questo problema sia caratterizzata da credenze religiose che ripudiano la “modernità”. Più in generale però è stata vista dovunque, anche a causa dell’epidemia di covid, una recrudescenza di queste malattie per via di una vaccinazione meno eseguita.

Qualcosa legato purtroppo a un sentito dire pompato da interessi di persone che intendono arricchirsi sulle spalle e sulla salute di ingenui. Sottolineato questo bisogna comprendere che i bambini di una certa età possono rimanere più facilmente vittima del morbillo o delle sue gravi conseguenze. In particolare i bambini al di sotto di un anno, visto che il vaccino contro il morbillo,  la parotite e la rosolia è raccomandato dai 12 mesi in poi. E in generale coloro che non sono stati vaccinati del tutto.

Complicazioni anche molto gravi

Ovviamente a meno di obblighi precisi stabiliti per legge ognuno è libero di fare ciò che vuole con la propria prole. Ma dovrebbe altresì pensare anche a chi non può vaccinarsi per motivazioni di salute e al danno che potrebbe cagionare.

Il vaccino contro il morbillo è sicuro nell’età raccomandate e consente di evitare importanti complicazioni che potrebbero arrivare a rendere disabile il piccolo paziente. Tra le altre cose questa patologia infettiva è una tra le più contagiose esistenti, avendo una resistenza il virus nell’aria di circa due ore.

In alcuni casi può causare encefalite, polmoniti e altre problematiche a carico dell’apparato cardiaco. Il livello necessario di vaccinazione per prevenire epidemie come quella in Texas è del 95%. Un numero che non si riesce più a raggiungere.

Ogni genitore dovrebbe porsi una semplice domanda: conviene non vaccinare i propri figli se questi rischiano la loro vita?