Tbc a Roma. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso del Codacons: i controlli per la tubercolosi dovranno essere estesi a tutti i bambini nati al Policlinico Agostino Gemelli dal Febbraio 2010, da quando cioè l’infermiera malata ha preso servizio nel reparto di neonatologia dello stesso nosocomio. La decisione nasce da un dato di fatto: la positività al test per la tbc di alcuni bimbi nati prima della data stabilita dalla Regione Lazio per i controlli a tappeto (conclusi un mese fa), ovvero dal primo gennaio 2011.
Ricordiamo che il contagio può avvenire solo in caso di malattia di tubercolosi, mentre l’infezione può rimanere nell’organismo, latente, senza rischi alcuni anche per tutta la vita. Il problema è che la tbc si manifesta a volte inizialmente priva di sintomi specifici. Da qui l’ipotesi da indagare, che l’infermiera (già positiva al test nel 2006) potesse aver sviluppato la malattia e dunque essere contagiosa già al suo trasferimento nel nuovo reparto, proveniente da quello di pneumologia. Da qui la risposta della Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini consapevole di dover testare ancora tantissimi bambini e parenti, benché solo su base volontaria (e quale genitore non verificherebbe?):
“Il parere dei giudici amministrativi va seguito, non si discute. Non mi sottraggo dalle mie responsabilità ma le Regioni hanno autonomia in campo sanitario. Sono loro che devono attrezzarsi per i nuovi controlli …. Ricordo che la Regione Lazio, dopo aver concluso l’attività di monitoraggio sui bambini,….. e applicando rigorosamente le linee guida nazionali e internazionali, ha lasciato attivo il call center e gli ambulatori delle strutture coinvolte nel protocollo sorveglianza per le famiglie che vogliano effettuare il test sui propri figli nati al Policlinico Gemelli, anche al di fuori del periodo su cui sono stati eseguiti i controlli. Alla luce della sentenza del Tar per non entrare in contrasto con le linee guida esistenti, ho inviato un quesito scritto al ministro della Salute Ferruccio Fazio, affinché dia indicazione sulla tipologia del test da effettuare, in considerazione dell’età dei bambini da coinvolgere”.
E qui un altro nodo da sciogliere: i controlli effettuati finora sono stati fatti con un tipo di test, il Quantiferon, non previsto dalle linee guida, che invece vogliono il più tradizionale test della tubercolina, il Mantoux. Tale analisi però può dare dei falsi negativi soprattutto se il contagio è avvenuto da poco (come nel caso dei neonati). Il fatto è che l’età ed il numero dei pazienti coinvolti è un caso unico che va studiato appositamente, non a caso si sono formate numerose commissioni scientifiche atte a valutare la situazione. Anche il Consiglio Superiore di sanità, su richiesta del Ministro Fazio entro una settimana emetterà le proprie considerazioni: allora si potrà decidere anche il test da adottare.