Il vaiolo delle scimmie è stato dichiarato emergenza sanitaria in Africa da parte nell’Africa Centres for Disease Control and Prevention.
Cosa sta succedendo con il vaiolo delle scimmie
Questo virus infatti si sta diffondendo velocemente in diversi paesi africani, partendo dalla Repubblica Democratica del Congo dove l’epidemia è iniziata. Era da circa 15 mesi che era stata dichiarata conclusa l’emergenza riguardante il vaiolo delle scimmie. Ora, a causa di un ceppo più pericoloso, rispetto a quello del biennio 2022-2023, il virus torna a spaventare.
Dobbiamo sottolineare che è normale che salga nuovamente il livello d’allarme per via dell’unione tra numerosi nuovi casi e una variante più difficile da curare. Starà poi all’Organizzazione mondiale della Sanità valutare se il vaiolo delle scimmie sarà da considerare un pericolo globale. Ovviamente l’allarme lanciato rappresenta un invito ad agire. È importante essere proattivi e aggressivi nel contenimento del virus, come spiega il direttore generale del CDC africano Jean Kaseya.
Sebbene al momento i contagi siano contenuti all’interno dell’area africana, è giusto valutare le probabilità di un suo espandersi oltre confine e le possibili conseguenze. In particolare, pensando al nuovo ceppo del vaiolo delle scimmie chiamato Calde 1b, questo è più violento rispetto a quello endemico in Africa centrale e si trasmette con maggiore facilità.
Al momento, per quel che riguarda lo scorso giugno, l’Organizzazione mondiale della Sanità stima circa 567 contagi, ovviamente calcolati per difetto. Il CDC parla invece di 15.000 casi dall’inizio di gennaio con 461 morti. Ancor più preoccupante e la tipologia di persone coinvolte nel contagio. Rispetto all’epidemia scorsa, dove i maggiori colpiti erano i maschi adulti, di questa nuova variante lo sarebbero i minori.
I sintomi della malattia
Ricordiamo che i sintomi di questo virus includono febbre, mal di testa, brividi, mal di gola, malessere generale, astenia, mialgia, mal di schiena. Nonché eruzione cutanea e linfoadenopatia. Il suo nome deriva dal fatto che per la prima volta l’infezione è stata identificata nel 1958 nelle scimmie. Per poi essere rilevata nel 1970 per la prima volta nell’essere umano.
Il continente africano è “abituato” ad avere a che fare con questa malattia, essendo la stessa endemica all’interno della foresta pluviale tropicale dell’Africa centrale e occidentale.
Andando indietro nel tempo possiamo ritrovare per la prima volta il virus al di fuori dell’Africa nel 2003. Si parla però di un focolaio nato dall’importazione di mammiferi infetti negli Stati Uniti. Diversi focolai sono stati segnalati per la prima volta In Europa nel mondo nel 2022.
Di solito l’eruzione cutanea si presenta da uno a tre giorni dall’inizio della febbre, trasformandosi poi in vescicole, pustole e successivamente croste. Ovviamente in caso si sospetti di essere affetti da vaiolo delle scimmie è bene isolarsi e contattare il proprio medico. Questo saprà indicare il da farsi per l’effettiva diagnosi e la successiva cura. Di solito i sintomi si risolvono spontaneamente tra le due e le quattro settimane quando non vi sono complicazioni.