Il Ministro del Welfare Sacconi ha deciso di mantenere una posizione intermedia tra i tecnici che davano il via libera alla pillola Ru486, ed i cattolici che si opponevano alla sua introduzione. Ha deciso così che la pillola abortiva potrà essere utilizzata, ma solo all’interno degli ospedali e solo in caso di ricovero, in quanto va tenuta sotto controllo la salute della donna per evitare rischi di infezioni, emorragie o qualsiasi effetto collaterale.
In linea di principio sembra positiva questa scelta, ma in realtà è troppo limitativa. Secondo quanto deliberato dall’Aifa (l’agenzia del farmaco italiana), la pillola abortiva poteva già essere erogata soltanto negli ospedali, ma nella procedura di day hospital. Tutti conosciamo la situazione degli ospedali italiani, con i malati terminali ad attendere un posto letto nei corridoi e con l’epidemia di influenza suina che sta affollando ancora di più i reparti. Scegliendo tale via, in pratica il ministro ha deciso di limitare molto l’accesso all’aborto farmacologico, perché se una donna può permettersi una clinica privata in cui farsi ricoverare per diversi giorni, allora potrà usare la Ru486; ma se non se la può permettere, e si dovrà recare in un ospedale pubblico, la risposta che si sentirà dire sarà: “non abbiamo letti, non ti possiamo ricoverare, non puoi abortire”.
L’aspetto assurdo di tale decisione è che, paradossalmente, viene stravolta l’idea di base che ha portato alla nascita di questo medicinale. In questo momento infatti la procedura abortiva diventa più lunga prendendo semplicemente una pillola che andando sotto i ferri e decidendo di abortire chirurgicamente. Una decisione alla “Ponzio Pilato”, una lavata di mani per accontentare un po’ una e un po’ l’altra fazione. O forse per scontentarle entrambe.
La deputata dell’Italia dei Valori Silvana Mura ha definito il ministro ed il viceministro del Welfare dei “novelli talebani“, per inquadrare meglio la situazione di una politica italiana che anziché fare i passi in avanti, ne fa tantissimi indietro, e che alzando la barriera dell’interesse delle donne, in realtà sta facendo l’esatto opposto. Questa decisione va contro tantissime donne, e crea soltanto maggiore confusione in una materia che invece ha bisogno solo di più serenità.
[Fonte: Repubblica]