Cresce il numero dei ginecologi obiettori di coscienza in Italia, con picchi dell’85% ed oltre in regioni come Basilicata, Molise e Campania. I dati sono stati raccolti nella Relazione 2012 sulla legge 194. Simili percentuali sono state registrate anche per gli altri professionisti coinvolti nella pratica dell’aborto. Numeri che devono portare ad una accurata riflessione.
aborto farmacologico
Ru486 e cytotec: facciamo il punto della situazione
“Off label”, almeno in Italia, è l’uso del Cytotec per scopi diversi da quelli denunciati dall’azienda che lo produce, in origine la Searle, poi inglobata nella Pfizer. Clandestino è l’aborto che può indurre, clandestine sono spesso le donne che vi fanno ricorso, lo dicono alcuni ginecologi che lavorano nei Pronto soccorso degli ospedali o gli addetti ai lavori dei centri di aiuto agli immigrati. Dal 19 novembre, tra inchieste parlamentari, lungaggini burocratiche e mille polemiche, è legale in Italia l’aborto farmacologico con la pillola Ru486 : ma la vita reale è corsa più veloce.
Andiamo con ordine. Il Cytotec è un medicinale a base di misoprostolo, una prostaglandina che ha ottime proprietà terapeutiche contro l’ulcera, ma che è molto utilizzata in tutto il mondo per indurre l’aborto farmacologico (da sola o per potenziare l’effetto della Ru486) o le contrazioni del parto. Chiarisce la dottoressa Silvana Agatone dell’ospedale Pertini di Roma
“Peccato che, di tutte queste indicazioni, sul bugiardino italiano non vi sia traccia. L’azienda produttrice non ne mai fatto richiesta, evidentemente vuole restare fuori da ogni implicazione politica. Da noi viene impiegato molto in ginecologia, ma si tratta di un uso improprio, per il quale potremmo anche essere denunciati.”
Pillola abortiva: Sì del Ministero, ma solo se sotto ricovero
Il Ministro del Welfare Sacconi ha deciso di mantenere una posizione intermedia tra i tecnici che davano il via libera alla pillola Ru486, ed i cattolici che si opponevano alla sua introduzione. Ha deciso così che la pillola abortiva potrà essere utilizzata, ma solo all’interno degli ospedali e solo in caso di ricovero, in quanto va tenuta sotto controllo la salute della donna per evitare rischi di infezioni, emorragie o qualsiasi effetto collaterale.
In linea di principio sembra positiva questa scelta, ma in realtà è troppo limitativa. Secondo quanto deliberato dall’Aifa (l’agenzia del farmaco italiana), la pillola abortiva poteva già essere erogata soltanto negli ospedali, ma nella procedura di day hospital. Tutti conosciamo la situazione degli ospedali italiani, con i malati terminali ad attendere un posto letto nei corridoi e con l’epidemia di influenza suina che sta affollando ancora di più i reparti. Scegliendo tale via, in pratica il ministro ha deciso di limitare molto l’accesso all’aborto farmacologico, perché se una donna può permettersi una clinica privata in cui farsi ricoverare per diversi giorni, allora potrà usare la Ru486; ma se non se la può permettere, e si dovrà recare in un ospedale pubblico, la risposta che si sentirà dire sarà: “non abbiamo letti, non ti possiamo ricoverare, non puoi abortire”.