Spesso alcuni medici sono troppo veloci nel prescrivere farmaci psicotropi per i problemi emotivi e comportamentali. Ad esempio nel morbo di Alzheimer, nel tentativo di ridurre il comportamento aggressivo, fino al 60% dei malati in Europa e Nord America vengono prescritti farmaci antipsicotici come Risperdal (risperidone) e Zyprexa (olanzapina). Il costo stimato di questi farmaci è di 80 milioni di sterline all’anno solo nel Regno Unito.
Gli antipsicotici sono indicati per persone che così vengono sedate e diventano meno aggressive o agitate, ma rispetto al placebo, i benefici sembrano modesti nel migliore dei casi. Nel 2006, su 42 malati negli Stati Uniti non sono state trovate differenze significative tra i farmaci antipsicotici ed il placebo dopo 12 settimane di trattamento. Altri studi hanno dimostrato alcuni vantaggi dei farmaci rispetto al placebo, ma questi sono “modesti”. I rischi, però, sono grandi. Ed allora la domanda che sorge spontanea è: c’è bisogno veramente di dare questi farmaci per questo genere di malattie?
Secondo la Medicines and Healthcare Products UK Regulatory Agency, il farmaco produce un triplice aumento del rischio di ictus e può anche raddoppiare il rischio di morire entro tre anni. Il problema non è che la gente non migliora quando vengono somministrati i farmaci antipsicotici perché qualche miglioria c’è. Ma ciò avviene anche in pazienti che hanno preso un placebo, quasi quanto quelli a cui viene somministrato il farmaco.
Notizie come questa possono essere utili per i malati di Alzheimer, perché un forte effetto placebo si intende possa funzionare anche al posto di trattamenti non farmacologici. Ma può andar bene anche per la depressione e nella psicoterapia tradizionale. Gli interventi cognitivi comportamentali hanno mostrato benefici: per esempio, in uno studio britannico su cinque pazienti, tali tecniche sono state rilevate in grado di controllare il loro comportamento aggressivo.
L’esercizio fisico è stato ancora più efficace per la depressione da moderata a grave per diminuire l’aggressività. Un programma in una casa di cura ha portato ad una diminuzione del 30% dell’aggressività tra i pazienti gravemente dementi. Una “dichiarazione di consenso” di 16 professionisti pubblicata lo scorso anno sul The Journal of Clinical Psychiatry (Vol. 69, p 889), ha evidenziato che i farmaci antipsicotici possono essere usati per curare la demenza connessa all’agitazione e all’aggressività
solo quando gli approcci farmacologici hanno fallito.
Milioni di vite potrebbero essere salvate se si trovassero metodi alternativi agli psicofarmaci. L’unico problema è che delle volte è troppo facile lavarsene le mani, e prescriverli. Anche a scapito della salute del paziente.
[Fonte: New Scientist]