Robocop, di Paul Verhoeven (1987); A.I. Intelligenza artificiale, di S. Spielberg (2001) ; Io, robot, di Alex Prora (2004); Wall – E, di A. Stanton (2008 ), ma anche Goldrake e Jeeg Robot d’acciaio. Tutte storie suggestive, diverse, che raccontano della convivenza tra esseri umani ed automi, storie proiettate verso un futuro che è già iniziato.
Certo difficilmente incontreremo per strada l’Uomo Bicentenario di Asimov, o assumeremo come colf Caterina del mitico film di Alberto Sordi, ma la robotica ha già una vasta applicazione. Non solo: secondo uno studio giapponese entro il 2025, 2/3 di questi dispositivi saranno usati nei servizi e nella medicina. Abbiamo già incontrato Da Vinci, che opera con precisione millimetrica in sala operatoria grazie a consolle, joystick e bracci meccanici, ma non è l’unico.
Di certo non tutti i robot hanno sembianze umane, ma qualunque forma assumano rimangono caratterizzati dalla “percezione” dell’ambiente esterno. Ovvero, tramite sensori e telecamere, circuiti elettrici e software, creano una connessione tra le informazioni che raccolgono e l’azione conseguente. Il “corpo” si costruisce in base alle esigenze.
Un esempio tipico è Paro, il cucciolo di Foca–robot ideato in Giappone e sperimentato in Italia in collaborazione con l’Istituto di Scienze della comunicazione dell’Univ. degli studi di Siena: è un morbido strumento per la pet-therapy. Come sappiamo, in molti contesti la compagnia di un animale può essere fortemente terapeutica (depressione ad es.), ma gli animali negli ospedali o nelle case di riposo spesso non possono entrare…ed ecco il sostituto: con naso, peli e baffi pieni di sensori, che permettono reazioni tipiche di un vero animale.
Face invece è un progetto realizzato dal Centro Interdipartimentale di Ricerca “E.Piaggio” e dalla Facoltà di Ingegneria dell’ Univ. di Pisa. E’ un vero e proprio androide biomimetico capace di fornire a bambini affetti da autismo stimoli sociali semplici, in contrapposizione a quelli del terapista, troppo complicati. Face ha un volto credibile, realizzato con un materiale molto simile alla pelle umana, il Frubber. 48 “muscoli” mossi da servo-motori permettono diverse espressioni.
ICub , cyborg-bambino, già molto famoso, è anche utilizzato nella terapia cognitiva.
Cbm Motus è invece rivolto alla riabilitazione post ictus degli arti superiori: è un robot capace di far fare movimenti ripetitivi al braccio, e quindi di attivare la necessaria neuroriabilitazione, per il cervello che ha subito il danno. E’ trasportabile e permette al paziente di effettuare da casa la riabilitazione, controllato a distanza in telemedicina dal terapista.
Inquietante, lo si vede dalla foto, ma molto importante è Suit Hal- l’Esoscheletro: un’armatura che una volta indossata permette di sollevare pesi altrimenti impossibili, ma soprattutto, permette di aiutare chi ha grandi disabilità motorie.
Oltre al chirurgo, c’è Cytocare, il robot- infermiere in grado di preparare soluzioni iniettabili di farmaci particolari, come quelli impiegati in campo oncologico. Oltre la massima sterilità il sistema consente una grande precisione e dunque un aumento di efficienza.
C’è infine Bind014: un nanorobot capace di trasportare il medicinale direttamente sul punto stabilito, eliminando gli effetti collaterali. Ricordate il film Il Viaggio Fantastico(1966)? Un gruppo di scienziati miniaturizzati viaggiavano all’interno del corpo umano. E’ la fantasia che diventa realtà….
[Fonte: Telemeditalia]