La biopsia liquida è un nuovo tipo di strumento messo a punto per la diagnosi del cancro dalla Bioscience Genomics, legata all’Università di Tor Vergata. Essa è in pratica in grado di riunire in un solo esame quasi tutti i test di screening oncologico attualmente in uso.
Essa può monitorare ciò che attualmente fanno la mammografia, il pap test, la colonscopia, la tac spirale ed il controllo dei nei, ma anche sostituire la maggior pate delle biopsie dei tessuti. Così viene presentato questo esame da coloro che lo hanno messo a punto. Il suo nome è SCED (acronimo di Solid Cancer Early Detection, N.d.R.) e permetterebbe di diagnosticare in modo precoce oltre un centinaio di neoplasie.
Come è possibile tutto ciò? E’ presto detto: il test è in grado infatti di analizzare più di 50 geni e 2800 mutazioni note. Ed il tutto attraverso un prelievo di sangue. Si tratta di uno screening non invasivo e ripetibile in grado di mappare e monitorare le alterazioni genetiche coinvolte nei tumori di tipo solido. Esso consente di verificare la presenza di eventuali mutazioni all’interno delle tracce di DNA libero e circolante, scovando prima di un’eventuale manifestazione le patologie cancerose. Commenta Giuseppe Novelli, genetista e rettore dell’Università di Roma Tor Vergata:
Nonostante al momento la Sced sia considerata un test per il follow up dei malati, riteniamo che in pochi anni, grazie al supporto alla ricerca offerto dall’Università, potrà diventare il gold standard nella diagnostica in oncologia, non solo come esame, ma come un percorso di monitoraggio della salute.
Senza dubbio è un esame che potrebbe divenire parte di un percorso di prevenzione per le persone sane o per quelle che presentano una storia famigliare di tumori. Soprattutto in questi casi una diagnosi precoce, grazie alla biopsia liquida, potrebbe portare alla messa a punto di strategie importanti di azione nei confronti di queste malattie.
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