Pezzi di vita, storie di persone che hanno combattuto contto il cancro e lo hanno vinto. Anche grazie ad un ottimo rapporto medico-paziente. Fattore K è tutto questo ed anche di più: è il simbolo di come una malattia così grave possa essere approcciata anche grazie alla capacità di comunicazione di chi è malato e di chi deve curarlo.
La campagna “Fattore K- Passa il messaggio”, vuole raccontare il cancro da un punto di vista differente da quello prettamente scientifico: unisce le vite dei protagonisti di questa malattia in un percorso istruttivo che mostra come medici ed infermieri siano parte integrante della vita dei loro pazienti, uno strumento di guarigione complementare alla chemioterapia o alla radioterapia. Non solo: nei contributi visivi creati appositamente è facile comprendere come la comunicazione tra le parti sia basilare per raggiungere l’obiettivo comune di debellare la malattia. Quel che è necessario, secondo tutti gli esperti, è trovare un modo sicuro ed efficace di rivolgersi al paziente e di educarlo, facendo in modo tale che si possa fidare delle parole del suo medico e confidare nel suo operato. Tutto ciò sentendosi a suo agio con lo stesso e quindi condividendo con lui ogni particolare della sua patologia. Spiega Maria Teresa Addis, il direttore sanitario dell’Ospedale Oncologico di Cagliari:
Comunicare una diagnosi di cancro è un compito molto complesso e difficile, il cancro non riguarda soltanto l’individuo malato ma coinvolge inevitabilmente tutta la sua famiglia e tutto il suo mondo. Si tratta di una prova esistenziale che riguarda tutti gli aspetti della vita. Si è più attenti a ricercare e creare alleanze terapeutiche come ricerca comune del bene del paziente attraverso la relazione di cura: il curante porta le competenze scientifiche e umane, il paziente esprime la sua volontà sulla base dei suoi valori e del suo concetto di buona vita.
Costruendo un rapporto formato da tante piccole e compresibili tappe, per quanto la diagnosi di cancro sia difficile da ascoltare e ricevere, essa può comunque divenire l’inizio di un percorso non privo di pericoli, ma comuque gestibile dal paziente, proprio grazie al rapporto con il suo medico.