Le infezioni ospedaliere spesso sono le più pericolose per la salute. La loro prevenzione è un fattore imprescindibile, che acquista una importanza del tutto particolare se ad essere preso in considerazione è l’ambito oncologico. In una situazione di sistema immunitario compromesso, anche il più piccolo bacillo può rappresentare un grave problema da affrontare.
Tra le infezioni più frequenti di origine ospedaliera a livello oncologico vi sono quelle urinarie, le più diffuse, quelle chirurgiche e le polmoniti, vera e propria patologia killer nei malati. Sciorinando qualche numero, si scopre che quelle urinarie già da sole coprono il 35-40% del totale. Fortunatamente, sebbene ancora importanti, i dati attuali sono in netto calo rispetto a quelli che venivano registrati 15 anni fa.
Tra quelle che procurano un maggiore stress ed una ospedalizzazione più lunga figurano al contrario le infezioni chirurgiche, che possono portare ad un incremento dei giorni di ricovero pari al 57% ed ad un aumento dei costi di assistenza pari al 42%.
I malati di tumore, a causa delle terapie immuno-soppressive, sviluppano un rischio maggiore di infezione, aggravato dallo stato di salute generale compromesso dalla patologia stessa. I maggiori esperti sono riuniti questi giorni a Roma per effettuare il punto della situazione attraverso il primo congresso internazionale sul problema.
Solo in Europa ogni anno sono almeno 25mila le morti causate da infezioni ospedaliere (quindi attraverso la contaminazione di batteri generalmente resistenti ai farmaci, n.d.r.), aggravate dalla resistenza antibiotica sviluppatasi nel continente. Spiega il dott. Luigi Toma, infettivologo degli Istituti Regina Elena e San Gallicano:
Nonostante vengano attuate tutte le procedure necessarie per ridurre il rischio infettivologico nei malati oncologici questi ultimi sono tra i pazienti a maggior rischio, non solo per la patologia tumorale ma anche per altri fattori quali l’immunodeficienza secondaria alla malattia ed ai relativi trattamenti e l’età avanzata che spesso si accompagna anche ad altre patologie come il diabete, l’anemia, l’insufficienza renale e le cardiopatie.
Motivo per il quale, si sta sviluppando sempre di più la necessità di protocolli specifici multitasking al fine di favorire la guarigione del paziente.
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