Gli effetti sulla salute della cannabis sono in continuo studio da parte di scienziati di tutto il mondo, divisi tra coloro i quali affermano alcune conseguenze negative come problemi sulla psiche, sul sistema endocrino, sulla fertilità maschile, sulle attività psicomotorie e persino sul cuore, e chi invece continua ad affermare che le prove sono ancora insufficienti per avvalorare certe tesi.
In questa discussione si inserisce Prakash Nagarkatti dell’Università del South Carolina, Stati Uniti, il quale afferma di aver trovato un possibile legame tra l’uso della marijuana e l’insorgenza dei tumori. In particolare pare che la cannabis incida sul MDSC, o in italiano cellule soppressorie di derivazione mieloide. Queste cellule sono presenti in gran numero nei malati di cancro, e secondo i ricercatori americani sarebbero presenti anche nei consumatori di cannabinoidi.
In particolare queste MDSC sarebbero in grado di sopprimere il sistema immunitario, detto in parole povere indeboliscono il fisico che non è più in grado di combattere efficacemente gli agenti patogeni, abbassando le difese e di conseguenza rendendo più facile che tali agenti si installino nel corpo, provocando l’insorgenza del cancro.
Maurizio D’Incalci, direttore del Dipartimento di oncologia dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, intervistato dal Corriere della Sera, pone un dubbio su questa ricerca con il quale si scontrano tutti coloro che hanno a che fare con le ricerche sul consumo di derivati della cannabis. I problemi essenzialmente sono due: il corpus di dati non è mai molto ampio perché è difficile trovare qualcuno che ammetta di far uso di sostanze illegali, ed inoltre la maggior parte delle persone che la utilizza fa uso anche di alcool e fuma sigarette, quindi l’insorgenza del tumore può essere dovuta non solo alla marijuana, ma ad uno degli altri due fattori, o tutti e tre insieme.
Un aspetto positivo però c’è, in quanto secondo i dati dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’Istituto superiore di sanità, le persone che in Italia fanno uso di queste sostanze stupefacenti è in calo, passando dai quasi 4 milioni del 2008 ai quasi 3 milioni del 2010. Numeri ancora alti, ma pur sempre in declino e dunque positivi.
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[Fonte: Corriere della Sera]