Sebbene la notizia sia passata decisamente in sordina sui maggiori quotidiani nazionali, vi è una nuvola radioattiva di Iodio 131 nei cieli di Europa. Come accade quasi sempre quando si parla di radiazioni, non vi è una informazione corretta rispetto ai possibili pericoli. E la paura più grande è che vi possa essere un rischio di contaminazione. L’Aeia, agenzia internazionale per il nucleare, spiega che il livello di radiazione è basso, ma sul da farsi, vige ancora mistero. Quali rischi vi sono per la nostra salute?
Secondo l’organo di controllo delle Nazioni Unite, in questo caso non vi sono pericoli per la salute pubblica: ciò non toglie che la provenienza di queste radiazioni sia ancora avvolta in un fitto mistero, visto che gli scienziati al momento sembrano concordare che tali radiazioni non provengano dal reattore giapponese della centrale nucleare di Fukushima, rimasto danneggiato lo scorso marzo in seguito ad terremoto ed al relativo tsunami.
L’Aieia ha reso noto di essere ancora al lavoro sul caso, per capire l’origine di queste radiazioni ed ha specificato, attraverso il rilascio di un comunicato, che diverse nazioni sono costantemente impegnate nel monitoraggio dei livelli di Iodio-131:
Le autorità di Repubblica Ceca, Austria, Slovacchia, Germania, Svezia, Francia e Polonia hanno continuato a misurare livelli molto bassi di iodio-131 nell’atmosfera negli ultimi giorni.
Questa sostanza, cancerogena in dosi elevate, può risultare contaminante per prodotti come latte e verdure. Al momento la maggior parte degli esperti dell’Onu ritiene che in dosi così basse, le radiazioni rilevate nelle ultime tre settimane possano provenire da ospedali, laboratori medici o sottomarini nucleari ed essersi concentrati anche a causa di particolari condizioni atmosferiche.
Sulla questione si è espressa anche l’agenzia francese per la sicurezza nucleare, la quale sostiene sulla base di alcuni calcoli che le radiazioni siano provenienti dall’Europa Centrorientale e che una volta finiti rilevazioni o calcoli, potrebbero essere , in meno di una settimana, di essere in grado di identificare la fonte della contaminazioni: le ipotesi più accreditate coinvolgerebbero una ditta farmaceutica.
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Fonte: Reuters