Dopo il rifiuto dell’UE di offrire ulteriori deroghe all’Italia sullo sforamento dei livelli consentiti di arsenico nell’acqua del rubinetto, è scoppiato un vero e proprio caso intorno al rischio sanitario per i cittadini. Il limite previsto in ambito europeo, per arginare eventuali problemi di salute associati al metallo, è fissato in 10 microgrammi per litro.
Malgrado recenti studi attestino che il superamento dei 20 mg/l non mette a repentaglio i consumatori, e il Ministero della Salute abbia chiesto di poter innalzare la soglia fino a 50 mg/l, l’Unione afferma in modo perentorio che oltre i 20 mg/l il rischio cancro aumenta a dismisura.
Sarebbero 128 i comuni italiani esposti al rischio, il 71% in Lazio, il 12% in Toscana, gli altri in Trentino e Lombardia, e 3 comuni in Umbria. Comuni che dovranno dotarsi al più presto di impianti di depurazione ad hoc negli acquedotti, e nel frattempo procedere con un’ordinanza che vieti temporaneamente l’uso potabile dell’acqua del rubinetto.
Sui rischi per la salute dell’acqua all’arsenico interviene Umberto Solimene, direttore della Scuola di Specializzazione in Idrologia Medica e Medicina Termale dell’Università di Milano, che spiega:
L’arsenico è uno degli elementi più tossici conosciuti. L’assunzione prolungata e permanente di acque con alto tenore di arsenico (superiore ai 10 microgrammi) può portare ad una serie di notevoli disturbi cutanei, gastrointestinali, nervosi, sino a forme di paralisi, e tumori.
E vengono i brividi a pensare che oltre 1 milione di italiani è stato esposto a questo rischio, molti bambini. Mentre il ministro della Salute Ferruccio Fazio tende a minimizzare asserendo che
50 microgrammi di arsenico non rappresentano un reale pericolo per la salute e che quelli imposti dalla Ue sono limiti di sicurezza dovuti principalmente a un periodo di precauzione.
Non sembrano pensarla allo stesso modo i Medici per l’Ambiente dell’International Society of Doctors for the Environment (ISDE):
Qualsiasi ulteriore richiesta di deroga a quanto prescritto dalle norme italiane ed europee sarebbe estremamente grave e dannosa. L’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (IARC) classifica l’arsenico come elemento cancerogeno certo di classe 1 e lo pone in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute.
L’arsenico nell’acqua, generato in Italia dalle particolari stratificazioni geologiche di origine lavica caratteristiche di alcuni territori, indubbiamente ha dei rischi. Il settimanale Salvagente si appella alla dottoressa Antonella Litta, dell’Associazione italiana medici per l’ambiente, autrice insieme a Gianni Ghirga e Mauro Mocci, del documento “L’arsenico nelle acque destinate al consumo umano nell’Alto Lazio”. L’esperta sottolinea che, malgrado le deroghe, non è consigliabile che i bambini al di sotto dei quattro anni e i neonati consumino acqua con valori di arsenico superiori ai 10 microgrammi per litro. Per l’OMS, addirittura, sarebbe meglio che nell’acqua il livello di arsenico fosse uguale a zero.
L’arsenico, spiega la Litta, è collegato al tumore al polmone, alla vescica, ai reni e alla cute, al cancro del fegato e del colon. Inoltre è un interferente endocrino, vale a dire che mima l’azione degli ormoni con ripercussioni anche pesanti sul sistema cardiovascolare, neurologico e endocrinologico.
Ma c’è anche un’altra faccia dell’arsenico, che in pochi conoscono, il lato buono, che trova applicazioni in campo medico anche importanti. Basti pensare al farmaco all’arsenico testato contro la leucemia.
Tornando ai rischi per la salute, onde evitare allarmismi, ad ogni modo, è bene consultare la lista dei Comuni interessati, quella dei Comuni ancora in deroga e sottolineare, parola di Legambiente che non avrebbe motivi per mentire, che l’acqua del rubinetto continua ad essere sicura per la maggior parte degli italiani:
Le alte concentrazioni di arsenico riguardano appena l’1,7% della popolazione nazionale, mentre i restanti 59 milioni di italiani possono stare tranquilli e devono evitare di cadere preda di facili allarmismi.
Per consultare l’elenco dei Comuni nei quali le concentrazioni sono rischiose per bambini e neonati, è possibile acquistare in edicola, o anche on-line, il numero di Salvagente di questa settimana.