Approcciare il tumore al fegato con la radiologia interventistica dà buoni risultati. Lo confermano due studi su questa metodologia già usata di prassi ma poco pubblicizzata perchè non praticata sull’intero territorio italiano.
Le due ricerche, condotte dal Dipartimento di Scienze Radiologiche del Policlinico A. Gemelli, hanno mostrato che combinando trattamenti di radiologia interventistica e trattamenti oncologici standard in pazienti è possibile raggiungere un sensibile aumento della sopravvivenza media e un incremento dei periodi di remissione. Il primo studio riguardante questo approccio mostra i risultati che si possono ottenere combinando chemioembolizzazione (ovvero l’iniezione del farmaco chemioterapico direttamente dentro al tumore concentrando una maggiore dose trattamento, N.d.R.) e la terapia oncologica standard in pazienti affetti da tumore del colon-retto metatastico.
Dopo aver somministrato ad ognuno di essi due trattamenti completi secondo quanto richiesto dallo stato e dallo stadio della propria patologia non sono stati rilevati particolari effetti collaterali. Come sottolinea il dottor Roberto Iezzi, radiologo interventista dell’UOC di Radiologia d’Urgenza del Gemelli:
Nel 60% dei casi la combinazione di questi due trattamenti ha mostrato un buon controllo della malattia, dato positivo se consideriamo che si trattava di pazienti con malattia avanzata e pesantemente già trattati in maniera “standard. Lo studio sembra confermare come la combinazione di più trattamenti e di più competenze mediche, sia in fase di selezione dei pazienti sia in fase di trattamento, rappresenta l’unica modalità per ottenere risultati migliori in termini di terapie mirate e selezionate per ciascun paziente.
Il secondo studio ha combinato la chemioembolizzazione alla termoablazione (trattamento che determina la necrosi dei tessuti tramite il calore, N.d.R.) nel trattamento del cancro al fegato ed ha mostrato di essere perfetto per aumentare il tasso di sopravvivenza dei pazienti attaccando tumori molto estesi anche in un’unica seduta. Questo limita lo stress dei malati, i quali ricevono comunque il migliore trattamento possibile, riuscendo allo stesso tempo però a tornare più velocemente ad una normale quotidianità.
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