Tumore al polmone e smog sono correlati. Lo si sospettava e le prove vi erano tutte, ma fino alla pubblicazione sulla rivista di settore Lancet Oncology di una ricerca condotta ufficialmente da diversi centri di studi, non si possedeva ancora una relazione causa-effetto tra le due cose.
L’Italia ha partecipato con i ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, coordinati dal dottor Vittorio Krogh. Statisticamente il tumore al polmone rappresenta la prima causa di morte nei paesi “industrializzati” e maggiore è il numero di polveri sottili e agenti inquinanti nell’aria, più alte sono le possibilità di sviluppo del cancro polmonare. Purtroppo per noi l’Italia è uno dei paesi più inquinati.
Lo studio in questione si è basato su un campione di oltre 300 mila persone residenti in nove diversi paesi europei. Ed è proprio la grandezza della partecipazione a rendere così importante, ma soprattutto affidabile questa ricerca. I volontari erano persone di età compresa tra i 43 ed i 73 anni, di entrambi i sessi provenienti da Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Austria, Spagna, Grecia e Italia. Nel nostro paese le città prese in considerazione sono state Torino, Roma, Varese. Tutti sono stati reclutati nell’ultimo decennio del 1900 e sono state seguite per circa 13 anni, spostamenti di residenza compresi. Sulla totalità del campione, 2095 persone hanno sviluppato poi un cancro ai polmoni.
Per smog ed inquinamento ovviamente si intende in particolare quello dovuto all’inquinamento delle polveri sottili tossiche presenti nell’aria dovuto ai motori delle auto, agli impianti di riscaldamento ed alle industrie. Nello specifico, analizzando i dati dello studio, gli scienziati hanno verificato che per ogni incremento di particolato pari a 10 microgrammi, si registra un aumento del 22% delle probabilità di sviluppo della patologia. Pericolosità che raddoppia se l’individuo non si sposta mai dal proprio “inquinato” luogo di residenza portando addirittura ad una triplice possibilità di rischio di adenocarcinoma.
Fonte | Lancet Oncology
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