Molte persone hanno sentito parlare o vissuto, se sfortunatamente coinvolte in incidenti stradali o di altro tipo, il cosiddetto “colpo di frusta” meglio definito come
“esperienza traumatica di breve durata, con movimento veloce in due direzioni opposte per cambiamento di inerzia, al limite delle capacità fisiologiche, che implica tutte le strutture del corpo in globalità” (Harakal Jh. D.O.).
II meccanismo di base è relativo a un corpo in movimento che subisce un improvviso arresto o ad un corpo in quiete che viene improvvisamente posto in movimento e, nel caso specifico, avviene ad un corpo umano impreparato a tale movimento. Sono quattro i diversi gradi di conseguenze cliniche classificati in seguito al colpo di frusta:
- grado 0: il paziente apparentemente non ha segni importanti, ma i sintomi sono in prevalenza legati all’ambito psicologico (depressione, apatia, etc);
- grado 1: lieve dolore o fastidio al collo e alla nuca, non ci sono evidenti segni fisici. Solo una radiografia può evidenziare una riduzione fisiologica della lordosi cervicale.
- grado 2: dolori alla nuca, al collo ed in altre parti del corpo con riduzione dei movimenti e punti dolorosi alla palpazione;
- grado 3: segni neurologici (oltre a quelli precedenti) come alterazione dei riflessi muscolari, della sensibilità e della forza, i soggetti sono spesso ospedalizzati, infatti la priorità è spesso chirurgica e/o neurologica;
- grado 4: tutti i sintomi e segni precedenti oltre a fratture documentate radiologicamente.
A seconda della direzione dalla quale giunge il trauma si possono distinguere quattro tipi di colpi di frusta:
- Posteroanteriore (diretto in avanti);
- Anteroposteriore (diretto indietro);
- Laterale da destra a sinistra;
- Laterale da sinistra a destra.
Essenzialmente si possono distinguere due fasi:
1) Accellerazione: Il centro di gravità del corpo tende subito a sfuggire in alto-avanti e la colonna vertebrale è sottoposta ad un’estensione. Contemporaneamente, la base dell’osso sacro è proiettata in avanti, seguendo un movimento ‘meccanico’ di flessione. La parte posteriore del cranio (nuca) viene spinta in avanti.
2) Decelerazione: Il centro di gravità del corpo sarà proiettato verso il terreno; l’osso sacro tende a fissarsi tra le ossa iliache, stabilizzandosi nella posizione anteriore acquisita nella fase precedente. La testa tende a ricadere sulla prima vertebra cervicale. Le articolazioni tra la nuca ed il temporale (forma la base della scatola cranica) vengono traumatizzate con importanti ripercussioni sui nervi cranici e conseguenti disturbi neurovegetativi e muscolari. Cefalee da congestione si possono avere quando la compressione sul seno sigmoideo (cioè la parte cranica della vena giugulare) può ostacolare il reflusso del sangue.
I meccanismi che si scatenano potranno portare problemi alle strutture muscolari, legamentose, ossee, osteoarticolari e nervose del collo (midollo spinale, simpatico, radici nervose); al capo, coinvolgendo spesso l’apparato vestibolare (vertigini), ma talora anche l’apparato visivo (diplopia, cioè disturbo visivo caratterizzato dallo sdoppiamento, in senso orizzontale, verticale o obliquo, dell’immagine), aree diverse dell’encefalo, l’apparato stomatognatico (sublussazione della mandibola), viscerale ed endocrino (disturbi tiroidei) e dar luogo talvolta anche a reazioni psichiche di tipo nevrotico o depressivo.
Consiglio importante da dare al paziente è sia quello di evitare di immobilizzare troppo a lungo il proprio collo, comportandosi normalmente, sia, all’opposto, di evitare movimenti che provochino dolore. Infatti le persone che superano più facilmente il colpo di frusta sono quelle che restano attive, esercitando il proprio collo e proseguendo le proprie attività quotidiane nonostante il dolore.
Nella fase acuta il medico può prescrivere analgesici o antinfiammatori che vengano in aiuto del paziente per superare le fasi più critiche. Il programma di trattamento dell’osteopata, invece, comporterà un’informazione sull’uso corretto della colonna cervicale, un riequilibrio dolce e progressivo dei sistemi che il trauma ha condotto ad uno stato di lesione (riduzione parziale o totale di movimento di una struttura), con tecniche manuali che agiscano in profondità, ma senza nuovi traumi, basate sul rilassamento e sul “dialogo” che può instaurarsi solo attraverso il contatto intelligente tra una mano terapeutica ed il corpo del paziente riconducendolo ad uno stato di benessere.