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Cura per parkinson e alzheimer grazie ad un casco?

Cura per Parkinson e Alzheimer grazie ad un casco? A quanto pare potrebbe essere una delle strade terapeutiche da intraprendere contro i loro sintomi. Ovviamente non si tratta di un casco qualunque, ma di un dispositivo che si basa sulla stimolazione transcranica a corrente diretta.

L’invenzione è stata presentata in occasione del Festival della Salute di Viareggio. Già in passato questa tecnica era stata utilizzata, con tanto di sperimentazione, per l’approccio ai sintomi del morbo di Alzheimer. Ora, unendo allo studio i malati di Parkinson si cercherà di esplorare effettivamente quanto questa tecnica possa essere utile ai pazienti. A breve inizierà una sperimentazione in tal senso presso l’ospedale dell’Università di Pisa, coordinato dal professor Ubaldo Bonucelli.

La tecnica che verrà utilizzata con questo speciale casco è basata sulla stimolazione transcranica a corrente diretta, come anticipato: essa è un approccio nei confronti del cervello non invasivo e quindi privo di rischi per i pazienti. Il fatto che sia di facile esecuzione ed economico nel suo svolgimento rappresenta un fattore aggiuntivo positivo. Essa avviene attraverso l’applicazione di una cuffia (da qui l’utilizzo della parola casco, N.d.R.) composta da due piastrine di stimolazione aderenti alla cute della testa ed un generatore di corrente continua pari a 1-2 milliAmpere tarato per colpire specifiche aree cerebrali stimolandole attraverso il fenomeno della neuromodulazione.

La scelta di sperimentare tale dispositivo nasce dal fatto che in studi pregressi ne è stata già verificata l’efficacia nel trattamento dei disturbi legati alla memoria ed al linguaggio ed in quelli legati al movimento sia nei bambini che negli adulti con buoni risultati. In coloro affetti dalla malattia di Alzheimer,soprattutto in quelli ai primi stadi, la tecnica ha mostrati di poter raggiungere un miglioramento transitorio della memoria e di altre funzioni cognitive. Insieme ai farmaci si potrebbe tentare di raggiungere un ritardo effettivo della progressione della patologia.

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