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Diabete, creata insulina che si attiva quando serve

E’ considerata l’insulina più intelligente mai creata quella messa a punto dagli scienziati del Children’s Hospital di Boston del MIT. Spiegata nei particolari in un articolo pubblicato sulla rivista di settore PNAS, questa formulazione è letteralmente in grado di regolarsi da sola nell’azione secondo il bisogno.

E’ infatti capace di tenere sotto controllo i livelli di glicemia della persona perché “sensibile” ai quanto glucosio vi è effettivamente nel sangue. Si tratta di una novità che potrebbe davvero rivoluzionare la vita delle persone affette da diabete di tipo 1, forma che ricordiamo essere causata dall’incapacità del pancreas di produrre insulina. La stessa potrebbe rivelarsi ottimale anche per i pazienti affetti da diabete di tipo 2 che sono obbligati a sostenere una terapia a base di questo ormone attraverso delle iniezioni sottocutanee ai pasti.

Nello specifico il nome di questa insulina intelligente, modificata a livello chimico è Ins-PBA-F. Essa è stata ottenuta partendo dall’insulina basale: in laboratorio è stata aggiunta una molecola che si “stacca” quando il livello di glucosio nel sangue sale e fa in modo tale che l’insulina faccia il suo lavoro. A livello murino la sperimentazione è stata soddisfacente: il preparato è stato capace di agire al bisogno per ben 14 ore. Ed il suo funzionamento è paragonabile a quello dell’insulina prodotta da un pancreas sano.

Questa formulazione ha colpito positivamente gli esperti a livello internazionale. Se i risultati ottenuti sulle cavie animali venissero confermati nella sperimentazione clinica si avrebbe un’alternativa al trapianto di pancreas ed una speranza di una terapia decisamente più funzionale per almeno un milione di pazienti italiani affetti da diabete.

Non dobbiamo dimenticare che sono diverse le formulazioni di insulina messe a punto fin da quando nel 1922 venne sintetizzata la prima volta. L’insulina intelligente creata a Boston non eliminerebbe la necessità della somministrazione quotidiana ma renderebbe effettivamente migliore la gestione della glicemia e delle conseguenze della malattia sulle persone.

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