Il disturbo ossessivo compulsivo è sempre stato trattato come un problema psichiatrico. Ma da quanto ci indica una ricerca condotta dalla John Hopkins University la colpa dello sviluppo di questa malattia potrebbe dipendere da un’anomalia genetica.
E’ la prima volta che la ricerca medica decide di esplorare la genetica prendendo in considerazione il disturbo ossessivo compulsivo. Sono state molte le patologie psichiatriche affrontate finora da questo punto di vista ma questo tipo di disturbo non era mai stato preso in considerazione in tal senso. A quanto pare ci si sbagliava visto che gli scienziati, lavorando su un campione di 1500 persone affette da manie ossessivo-compulsive ha scoperto che lo stesso è legato ad un gene specifico rilevato nel corso della sperimentazione, denominato PTPRD. Lo studio correlato, pubblicato sulla rivista di settore Molecular Psychiatry ha spiegato come sia la mutazione di questo gene a causare un anomalia nel nostro cervello scatenando questo “impulso” difficile da combattere nel focalizzarsi su un unica cosa tipico di questa patologia ed alle necessità di ripetere gesti per scaricare il senso di angoscia.
I ricercatori americani hanno analizzato in modo dettagliato il genoma di 1400 individui affetti da disturbo ossessivo compulsivo e quello di mille parenti stretti sani degli individui facenti parte del campione, riscontrando i suddetti risultati. In realtà questo gene non è del tutto nuovo alla medicina visto che in ricerche pregresse aveva mostrato la sua influenza sul deficit di attenzione e sull’iperattività. Statisticamente il disturbo ossessivo-compulsivo colpisce circa il 2-2,5% della popolazione italiana ed è considerato un “disordine psichiatrico” che spinge il soggetto a compiere azioni ripetitive che sono scatenate da una ossessione. Sebbene ancora i primi stadi, la ricerca dell’ateneo statunitense potrebbe aprire nuove strade di approccio nei confronti della malattia. Al momento ansiolitici e psicoterapia sono gli strumenti di elezione contro il disturbo: in questo modo si potrebbe tentare di raggiungere una cura più efficace e meno impegnativa per i pazienti che ne sono affetti.
Fonte | Molecular Psychiatry
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