Per il melanoma una nuova cura efficace è stata presentata in questi giorni in anteprima all’ultimo meeting dell’Asco, l’American Society for Clinical Oncology. Essa combina due anticorpi, portando a dei risultati più che positivi.
La risposta clinica nei pazienti sottoposti alla sperimentazione con questo nuovo farmaco è stata infatti soddisfacente, tanto da meritarsi una pubblicazione sull’ultimo numero della rivista di settore New England Journal of Medicine. Anche l’Italia ha collaborato al raggiungimento di questo risultato, grazie alla partecipazione del reparto di Immunoterapia Oncologica dell’AOU Senese con IOV di Padova e l’IEO di Milano.
Entrando nello specifico parliamo di due anticorpi monoclonali in grado di attivare il sistema immunitario a colpire con forza il melanoma. Gli scienziati hanno unito l’ipilimumab e il nivolumab, utilizzandolo contro il tumore. Commenta il dott. Michele Maio uno dei ricercatori italiani che hanno partecipato allo studio:
I risultati sono stati positivi e la combinazione dei due anticorpi permette di aumentare ancora di più la risposta del sistema immunitario. Ciò ci fa ben sperare per continuare ad aumentare la sopravvivenza a lungo termine per i pazienti colpiti da melanoma in fase avanzata per i quali, sino a pochi anni fa, non c’era alcuna terapia.
Il campione preso in esame era composto di 945 pazienti, di cui 314 hanno avuto accesso alla combinazione dei due farmaci: l’efficacia degli stessi è apparsa essere ad oltre il 70%, senza particolari effetti collaterali. Più generalmente, anche se in modo parziale, la quasi totalità dei partecipanti alla sperimentazione ha mostrato dei miglioramenti. Quella di approcciare il cancro, ed in questo caso il melanoma attraverso l’immunoterapia potrebbe rivelarsi una strada molto importante e sicura da perseguire per la ricerca medica.
Il melanoma è uno dei tumori della pelle più aggressivi e difficili da curare. Poter contare su dei medicinali funzionanti rappresenterebbe una benedizione anche per quei pazienti che spesso si trovano ad approcciare la malattia quando già in stato avanzato.
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