La Mers e la Sars, per la similarità di alcuni sintomi e la potenziale mortalità sono sempre state comparata l’una con l’altra. Uno studio condotto dal dottor Abdullah Assiri e pubblicato sulla rivista di settore The Lancet Infectious Diseases ci spiega che vi sono delle sostanziali differenze.
Partiamo da un presupposto: entrambi i virus appartengono alla stessa famiglia ed effettivamente la sindrome respiratoria acuta che le stesse apportano nel loro manifestarsi è molto simile. Questo però non significa che la Mers possa essere considerata semplicemente un “nuovo ceppo” di Sars. Gli scienziati guidati dal dottor Assiri hanno infatti evidenziato nel corso del loro studio, alcune differenze ritenute importanti.
Primo fatto: la Mers è potenzialmente più letale della Sars, ma non per questo più facile al contagio. Anzi, secondo i ricercatori si potrebbe anche riuscire ad evitare una diffusione eccessiva come accaduto nel 2003 con la Sars, quando in un anno furono infettate circa 8 mila persone. In quasi un anno, dal settembre 2012, la Mers ha contagiato solo 90 persone, sebbene la metà siano decedute.
Secondo fatto: in entrambi i casi parliamo di coronavirus, ma mentre la Mers tende a colpire persone con malattie pregresse ed in parte debilitanti come il diabete, l’ipertensione e le malattie cardiache o renali, la Sars ha sempre mostrato di colpire le fasce di popolazione più giovani e sane.
Terzo fatto: la mortalità è più alta per ciò che concerne la Mers e con essa anche la capacità che ha di risolversi negativamente la malattia a livello temporale. E’ decisamente più veloce: può bastare una settimana per il decesso del malato.
In base ai dati raccolti gli scienziati pensando che la nuova infezione da coronavirus possa rimanere in incubazione a lungo prima di manifestare i sintomi, motivo per il quale è necessario mettere a punto degli strumenti di diagnosi della malattia nel minore tempo possibile per dare modo alla popolazione di proteggersi dal contagio e combattere la malattia nel suo stadio iniziale.
Fonte | The Lancet Infectious Diseases
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