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Parkinson, il ferro combatte il rischio

Il ferro, contenuto ad esempio negli spinaci, è uno degli elementi minerali di cui il nostro organismo ha bisogno per funzionare adeguatamente. Sia a livello ematico che muscolare. Una ricerca condotta recentemente dell’Accademia Europea di Bolzano indica come il ferro sia molto utile anche per combattere il rischio di sviluppare il Parkinson.

Perché il ferro è indispensabile? E’ presto detto: ci aiuta a trasportare l’ossigeno ai tessuti ed ai muscoli, attraverso la mioglobina, l’emoglobina ed altre sostanza che compongono i globuli rossi. Il gruppo di studiosi provenienti da tutta Europa ha messo sotto la lente di ingrandimento la possibile correlazione tra i livelli di ferro nel sangue e il presentarsi del morbo di Parkinson attraverso un modello conosciuto scientificamente come la “randomizzazione mendeliana” utilizzato in questo caso per comprendere l’effetto dei diversi livelli di ferro nella prevenzione della patologia.

La coordinatrice della ricerca, la dottoressa Irene Pichler, insieme ai suoi colleghi ha prima condotto una meta-analisi su studi pregressi del settore che si erano occupati dei livelli di ferro e del loro effetto sui geni per un campione di pazienti totali pari a 22 mila. Questi dati sono stati comparati con quelli di una meta-analisi similare svolta sull’effetto genetico del rischio della malattia di Parkinson. In questo caso il numero di persone prese in considerazione era molto più ampio, circa 20 mila persone affette dalla patologia, più un gruppo di controllo di 89 mila soggetti circa provenienti da tutto il globo. Tutto ciò è poi stato comparato grazie alla randomizzazione mendeliana per ogni polimorfismo.

Sembra molto complicato spiegato in tale modo: nella realtà dei fatti questa analisi ha permesso di calcolare quanto il ferro possa essere utile nel proteggere le persone dalla possibilità di sviluppare la malattia. Lo studio, pubblicato sula rivista di settore Plos Medicine, ha suggerito che l’aumento dei livelli di ferro nel sangue è associato ad una riduzione sensibile del rischio. Ancora non è stato spiegato univocamente il perché di questo effetto preventivo. Rimane comunque un dato importante su cui fare affidamento. Soprattutto perché al momento non esiste una cura definitiva per il Parkinson.

Fonte | Plos Medicine

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