Pillola antifreddo in arrivo? Di certo non la troveremo prestissimo negli scaffali, ma è allo studio un medicinale in grado di lavorare sulle cellule di grasso bruno per potersi “scaldare” quando fa freddo.
Una soluzione che potrebbe cambiare molto
Certo sarebbe incredibilmente bello, nel corso delle giornate più fredde, scaldarsi semplicemente prendendo una pillola senza altri supporti. Non accadrà domani, ma potrebbe avvenire presto grazie al progetto di Jerzy Szablowski, bioingegnere della Rice University. il quale si è recentemente aggiudicato il finanziamento erogato dalla Defence Advanced Research projects Agency. Questa è un’agenzia governativa americana specializzata nello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare.
La cosiddetta pillola antifreddo non sarebbe altro che un farmaco non genetico capace di migliorare la resistenza dell’organismo a temperatura estreme. Per comprendere il funzionamento di questo medicinale bisogna fare chiarezza sui modi nei quali il corpo reagisce al freddo. Il primo sono i brividi, che anche se lentamente fanno aumentare la temperatura corporea o l’uso del Bat, acronimo di brown fat tissue o grasso bruno. Questo, considerato quello buono in contrapposizione a quello bianco, serve per bruciare gli acidi grassi presenti nel corpo per creare calore.
Parliamo di due tipi di termogenesi differenti, dove la seconda è più veloce, sebbene incapace di generare tanto calore negli umani quanto negli animali. L’idea del bioingegnere è quella di trovare una molecola che sia in grado di potenziare la risposta del Bat nelle persone.
Diversi usi della pillola antifreddo
La pillola antifreddo potrebbe essere usata quindi per prestare il primo soccorso alle vittime di ipotermia. O ancora a diminuire i costi delle esplorazioni nelle zone artiche. Questo perché con una pillola antifreddo capace di potenziare l’attività del grasso bruno, le persone non avrebbero bisogno di spendere settimane ad adattarsi al freddo. Riuscendo in poche ore a essere pronte per l’impresa.
Quello della pillola antifreddo non è il primo progetto che si occupa di studiare il grasso bruno. Nell’agosto del 2022 lo Scripps Research aveva identificato il miristoil glicina, un metabolita che sviluppava la creazione di cellule di grasso bruno senza effetti collaterali nei topi.
E ancora nel 2020 studiosi del National Institutes of Health avevano studiato il mirabegron, un medicinale sfruttato per trattare la vescica iperattiva scoprendo che questo stimolava l’attività del grasso bruno. La sperimentazione era stata condotta su alcune volontarie che avevano accettato di assumere una dose doppia a quella raccomandata per quattro settimane.
A differenza dello studio precedente, in questo caso erano presenti degli effetti collaterali: a dosi elevate del farmaco è corrisposto uno stress cardiaco.