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Rene artificiale presto una realtà?

Non si è giunti ancora alla creazione di un rene artificiale in provetta, ma la creazione di nefroni, il passaggio più difficile per completare questo percorso, è stato raggiunto. Qui in Italia. Le unità funzionali del rene, le prime create in laboratorio, sono state infatti ottenute nel corso di uno studio condotto nel Centro Centro Anna Maria Astori di Bergamo e pubblicato dalla rivista di settore Journal of the American Society of Nephrology.

Il contesto nel quale questo obiettivo è stato raggiunto è il seguente: nel mondo le malattie renali croniche colpiscono almeno il 5-7% della popolazione, e in molti casi comportando sia la necessità di essere sottoposti a dialisi per provvedere all’eliminazione delle tossine dal sangue, sia di un trapianto. Gli sforzi degli scienziati sono quindi concentrati nella ricerca del protocollo che consenta la creazione di tessuti ed organi di tipo artificiale partendo dalle cellule stesse dei pazienti in molti casi.

Essere riusciti a creare dei nefroni in laboratorio rende l’obiettivo più vicino, contribuendo all’apertura di diverse prospettive per coloro che soffrono di insufficienza renale. Spiega il coordinatore della ricerca, Christodoulos Xinaris:

Fino a oggi partendo da sospensioni di singole cellule embrionali, si erano prodotti tessuti che però non erano in grado di maturare ulteriormente verso un tessuto funzionante, perché senza il supporto dei vasi sanguigni non si riescono a formare le complesse strutture fondamentali del rene, i nefroni, dove si svolgono i processi di filtrazione, riassorbimento e secrezione che caratterizzano questo organo.

L’equipe italiana è stata la prima al mondo a riuscire nell’intento di creare nefroni, ma ha anche intuito che questa crescita può avvenire in provetta solo fino ad un certo stato. Per proseguire nella “creazione” vi è bisogno di un ospite vivente, nel caso dello studio un ratto. Per  l’applicazione della tecnica sull’uomo e l’ottenimento di un rene funzionante da trapiantare ci vorrà del tempo, sottolineano gli scienziati, ma lo studio dimostra come il protocollo possa essere fattibile.

I nefroni creati in laboratorio, infatti,  impiantati sotto la capsula renale murina, hanno dimostrato di saper svolgere una buona parte delle funzioni fisiologiche di filtrazione, tra le quali la capacità di produrre ormoni come l’eritropoietina.

Fonte| Journal of the American Society of Nephrology

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