Un’operazione che si spera possa dare speranza: una bambina di tre anni e mezzo affetta da paralisi cerebrale è stata inserita in un trial clinico negli usa che prevede il trapianto autologo di cellule staminali del cordone ombelicale.
Si tratta della prima bambina italiana ad essere sottoposta a questo processo, selezionata tra 4700 bambini nelle sue stesse condizioni nel mondo, e ciò che sperano i genitori ed i medici che l’hanno seguita qui in Italia sia che, come avvenuto in alcuni altri casi nel mondo, tale intervento possa portare a dei miglioramenti sensibili della sua condizione. La piccola è stata operata lo scorso 21 maggio presso il Medical Center della Duke University in North Carolina. L’intervento è stato possibile grazie anche alla conservazione in forma privata, da parte dei genitori, delle cellule staminali cordonali della figlia. Commenta in tal senso la dott.ssa Irene Martini, direttore scientifico di Smart Bank, l’istituto al quale la famiglia della bambina si è rivolta per la conservazione delle cellule:
Si tratta del primo caso in Italia. È il primo caso di trapianto con staminali cordonali autologhe che vede interessato un italiano. Venuti a conoscenza di questa situazione, in accordo con i genitori ci siamo attivati affinché la piccola potesse essere inserita nel trial clinico della Duke University. I ricercatori hanno messo a punto una terapia che permette di correggere in modo innovativo le alterazioni strutturali e biochimiche di questa patologia invalidante. Le cellule cordonali autologhe possono agire in modo multiplo: ridurre l’aspetto infiammatorio e rilasciare fattori di crescita che hanno un’attività rigenerativa, prevedendo così un recupero motorio e cognitivo.
La bimba è stata colpita alla nascita da ipossia, la quale ha causato la paralisi cerebrale di cui è affetta. Si tratta di un disturbo di tipo persistente, in quanto, volendo eliminare dal computo generale queste sperimentazioni di nuova generazione con le staminali, nessuna cura è possibile nei confronti della lesione cerebrale. Fortunatamente sia la piccola, sia le sue cellule embrionali rientravano negli standard richiesti dalla sperimentazione universitaria.
Entro i prossimi 18 mesi saranno visibili i primi risultati ottenuti, sebbene già dopo 90 giorni sarà possibile verificare se vi sia qualche segnale positivo precursore.
Photo Credit | Thinkstock