Può il viagra rappresentare un arma con la quale combattere la demenza? Un farmaco attraverso il quale migliorare la memoria? A quanto pare potrebbe esserci questa possibilità, almeno secondo gli scienziati dell’Università St. George di Londra.
I casi di demenza, perdita di memoria e patologie correlate alle stesse sono numerosi in Inghilterra, pari a circa 110 mila e problemi di tipo neurologico sono riscontrabili nei cervelli di almeno il 50-60% degli anziani britannici. Numeri che hanno portato gli studiosi a cercare sperimentalmente una soluzione che potesse avere successo nel combattere questo problema. A quanto pare, buone possibilità sono state riscontrate nel Tadalfil, una principio attivo solitamente usato per contrastare i problemi di erezione. Insomma, il viagra a conti fatti si rende utile non solo per far convergere maggiore sangue nei corpi cavernosi del pene, ma anche nel cervello aiutando lo stesso a contrastare eventuali problemi circolatori che possono far affluire minore ossigenazione all’encefalo.
Ovviamente il medicinale è maggiormente indicato nei casi di demenza vascolare dove il problema è una minore irrorazione di sangue e conseguentemente meno ossigeno raggiunge il cervello. Lo studio organizzato in Inghilterra per validare le ipotesi dei medici riguarderà un campione di 50 persone di età maggiore superiore ai 65 anni che presentano problemi di memoria e che hanno avuto delle ischemie di breve durata. I volontari verranno sottoposti ad una specifica tipologia di risonanza magnetica messa a punto per seguire il percorso del sangue nel corpo umano e comprendere l’effettiva irrorazione dell’encefalo. Verranno valutate le immagini ottenute con risonanza magnetica sia successivamente all’assunzione del viagra, sia in seguito a dosi basse del farmaco e dopo un placebo. Secondo gli scienziati la differenza potrebbe essere sostanziale. E’ un trial al quale la comunità scientifica guarda con molta attenzione: potrebbe infatti rappresentare uno strumento quasi del tutto privo di effetti collaterali per allontanare lo spettro della demenza e di disturbi ad essa legati e finalmente una raccolta di dati utili per validare qualcosa che si è sempre sospettato, grazie alle capacità vasodilatatorie del farmaco.
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