Si è da poco concluso a New York il Vertice dell’Onu per la lotta contro l’Aids. Ad ogni paese membro è stato richiesto un impegno ben preciso. Quello di sottoscrivere una Dichiarazione che li impegna a dimezzare la il numero di trasmissioni della malattia per via sessuale, quella attraverso lo scambio di siringhe infette ed arrivare a portare a zero il numero di bambini affetti da HIV alla nascita. L’Italia ha firmato. Ma dal nostro paese partono le polemiche: belle parole, ma nessun fatto. Anzi, continui tagli economici.
Tra le richieste delle Nazioni Unite anche quella di portare a 15 milioni il numero di persone sotto terapia retrovirale rispetto ai 6 milioni attuali. Va registrato, in controtendenza con le recenti scoperte mediche del settore un calo sostanziale degli sforzi alla prevenzione rispetto a questa patologia, in alcune parti del mondo ancora endemica. Soprattutto sembra essere calato l’impegno dei grandi verso coloro che meno fortunati fino ad ora hanno contato sul loro intervento esterno.
Nel corso del vertice gli Stati membri si sono impegnati a colmare il deficit finanziario relativo alla prevenzione, pari secondo la commissione Onu dedicata a 6 miliardi di dollari ogni anno. L’Italia ha partecipato attivamente al congresso presentando una relazione riguardante i suoi sforzi in tal senso, sottolineando l’importanza del Fondo Globale della Lotta all’Aids. E’ in questo punto che dall’Italia si inseriscono i pareri contrari delle associazioni della lotta all’Aids italiane. Che ci tengono a sottolineare come il nostro paese sia il primo a non rispettare le proprie promesse, mettendo a dura prova lo stesso Fondo, del quale non paga la quota dal 2009. Ben 280 milioni di euro.
Non solo, alla recente conferenza riguardante il rifinanziamento del Fondo, l’Italia ha fatto registrare un totale mutismo. Un atteggiamento che le associazione di settore denunciano anche relativamente alle richieste fatte dallo stesso Fondo Globale alla nostra penisola. E non ci stupisce, visto che con i fondi che l’Italia deve presentare dal 2009 si potrebbero fornire dei farmaci salvavita a 100mila persone affette da HIV.
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