Clorochina e idrossiclorochina, farmaci antimalarici che si pensava potessero essere efficaci contro il coronavirus, non solo sono stati collegati all’aumento del rischio di sviluppo di patologie cardiache, ma sono stati anche recentemente oggetto della sospensione dei test dell’Orgnizzazione Mondiale della Sanità, relativamente al loro utilizzo come terapia contro il covid-19.
OMS ferma sperimentazione con antimalarici
L’OMS, dopo lo studio pubblicato su The Lancet dagli esperti della Harvard Medical School che per l’appunto ne sottolineava la pericolosità a livello cardiologico, ha deciso di sospendere tutte le sperimentazioni relative agli stessi in ogni paese nei quali aveva dato il via libera.
Questi antimalarici, ottimali per trattare la malattia per la quale sono stati creati, avrebbero infatti fatto aumentare il tasso mortalità dei pazienti ricoverati per coronavirus che erano stati trattati con gli stessi. In Francia questi farmaci sembrano aver avuto un discreto successo nell’aiutare alcuni pazienti a non soccombere al nuovo coronavirus, ma i dati di raccolti dall’università statunitense hanno evidenziato come sarebbe sconsigliabile utilizzarli come terapia a causa dello squilibrato rapporto avversità-benefici negli affetti da covid-19.
I due farmaci contro la malaria erano utilizzati all’interno dello studio “Solidarity” avviato per l’appunto dopo che alcuni medici avevano riscontrato dei miglioramenti in pazienti intubati a causa dell’infezione da coronavirus. Clorina e idrossiclorochina sono considerati, come sottolinea l’organizzazione Mondiale della sanità, “sicuri per l’uso in pazienti con malattie autoimmuni o malaria”, ma a quanto pare non possono esserlo considerati altrettanto in questa specifica casistica.
Aumento insorgenza aritmia cardiaca in pazienti Covid
Ancor prima dell’annuncio dell’OMS, gli ospedali universitari di Losanna e di Ginevra avevano già smesso di somministrare questi due farmaci ai malati di coronavirus proprio in base i dati messi a disposizione da Harvard. I ricercatori statunitensi hanno analizzato i dati provenienti da 671 ospedali in tutto il mondo riguardanti 15mila persone trattate con gli antimalarici e con due tipologie di antibiotici che vengono somministrati in concomitanza per trattare i pazienti affetti da Covid-19.
Questa terapia a base di antimalarici, in qualsiasi combinazione presentata, ha mostrato un maggior rischio di morte cardiaca rispetto a quello degli 81 mila pazienti che facevano parte del campione ai quali clorina e idrossiclorochina non venivano somministrati.
Entrando nello specifico, la maggior percentuale di rischio è stata osservata nel gruppo trattato con idrossiclorochina e un antibiotico che ha rivelato come almeno l’8% dei pazienti trattato con questa combinazione ha sviluppato aritmia cardiaca prima non presente, rispetto allo 0,3% del gruppo dei controllo. Numeri questi che rendono chiaro come per combattere il coronavirus attraverso i farmaci sia necessario cercare una sostanza più funzionale e meno tossica per l’organismo umano.