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Ebola, sintomi e incubazione della malattia

L’ebola è una malattia priva di cura, causata da un virus la cui mortalità è quasi sempre molto alta a a prescindere dai ceppi della stessa. Molti gruppi di ricerca sono impegnati nel mettere a punto una terapia funzionante. Vediamo di capire meglio come funzionano i sintomi e l’incubazione della malattia.

Sintomi dell’ebola

Inizialmente i sintomi dell’ebola sono riconducibili a quelli di una sindrome influenzale, abbiamo quindi:

  • mal di testa,
  • febbre oltre i 38,6 gradi,
  • dolori addominali,
  • vomito,
  • diarrea,
  • mal di gola
  • debolezza.

In aggiunta si manifestano molto velocemente macchie sulla pelleemorragie interne ed esterne copiose, ed insufficienze multiorgano che non lasciano scampo alla persona malata. A seconda del ceppo i sintomi potrebbero differire leggermente. Alla comparsa della febbre, di uno dei sintomi elencati e se ci si trova o si è provenienti da paesi nei quali il virus dell’ebola è presente è bene sottoporsi immediatamente ad un controllo da parte dei medici. Solo un prelievo di sangue opportunamente inviato ai centri nazionali o regionali di riferimento può rendere possibile verificare l’effettivo contagio.

L’incubazione del virus ebola

Il periodo di incubazione della malattia varia dai 2 ai 21 giorni. In questo periodo di tempo la persona non è contagiosa: inizia a diventarlo al momento del manifestarsi dei sintomi. Questo lasso di tempo così variabile porta purtroppo talvolta ad una diagnosi troppo tardiva e quindi poco utile per la sopravvivenza del paziente.

In tal senso, aggiungendo una nota relativa al contagio, pur non essendo infettivi nel corso dell’incubazione, gli individui risultano ancora contagiosi fino a 7 settimane dopo la guarigione. In particolare il virus dell’ebola è stato rilevato all’interno dello sperma degli uomini e del latte materno delle donne. E’ quindi importante astenersi da attività sessuale non protetta fino a che l’organismo non risulterà privo dall’agente patogeno ed evitare di allattare i propri bambini al fine di non contagiarli con il virus.

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