Il ceppo d’influenza più diffuso in questo momento nel mondo è l’ A H3N2. Una sigla che può spaventare, soprattutto se letta attraverso le notizie preoccupanti che giungono dagli Stati Uniti ma che è parte della nostra virologia moderna da almeno quarant’anni. Sotto questa sigla è, infatti, conosciuta l’influenza di Hong Kong, manifestatasi per la prima volta alla fine degli anni ’60.
Questo sottotipo d’influenza A, la quale risulta essere la più diffusa della stagione 2012-2013, è un infezione di tipo pandemico apparsa nel 1968 in seguito ad una modificazione dell’antigene influenzale H2N2. Nella sua prima comparsa mieté un milione di vittime in tutto il mondo, con particolare violenza ad Hong Kong, dove morirono 500mila persone, ed in America, dove le vittime furono 33mila 800 circa. Sebbene questo virus sia noto agli esperti fin da quel periodo, deve la sua particolare “pericolosità” a causa delle modificazioni ulteriori presentatisi con dei virus simili di tipo aviario. Si tratta di un virus A diverso da quello dell’influenza suina, l’H1N1, ma che possiede in comune cuna certa facilità di contagio.
Secondo il report aggiornato dell’Organizzazione mondiale della sanità, ad essere colpite in particolare dalla virulenza dei sintomi dell’H3N2, sono proprio le zone nelle quali il virus è presente da più anni e per più tempo. Purtroppo non si tratta di un ceppo che negli anni ha perso la sua potenza. E’ per questo, quindi, che le autorità consigliano la vaccinazione nei confronti di questa patologia: anche nei casi in cui il medicinale non riesca a bloccare del tutto il contagio, possiede però il pregio di mitigare la sintomatologia ed abbassare la percentuale di malati e di mortalità. Gli attuali preparati antinfluenzali, non dobbiamo dimenticarlo, sono stati predisposti specificatamente per far fronte all’influenza A H3N2.
Non si tratta di una malattia da prendere sottogamba, soprattutto in soggetti deboli come malati cronici, bambini ed anziani. E deve essere immediatamente curata anche nelle persone sane, che potrebbero trovarsi a rischio di complicanze come la polmonite.
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