La presenza dello Streptococcus pneumoniae in campioni che possono essere facilmente ottenuti in ambulatori e nelle sale di emergenza, possono predire il rischio di una malattia pandemica grave di influenza suina. I rapporti sulla pandemia influenzale H1N1 in Argentina sono stati associati ad una maggiore mortalità che in altri Paesi,e per questo hanno portato i ricercatori del Centro per l’infezione e l’immunità (CII) alla Mailman School of Public Health della Columbia University, e i loro colleghi dell’Argentina’s National Institute of Infectious Diseases (INEI) e della Roche 454 Life Sciences a ricercare le mutazioni virali indicative di una maggiore virulenza, o alcune co-infezioni che potrebbero contribuire alla gravità della malattia.
Il completo sequenziamento del genoma dei campioni del rinofaringe rappresentano una malattia grave o lieve che non ha mostrato segni di evoluzione verso un fenotipo più virulento o nello sviluppo di resistenza antivirale. Tuttavia, MassTag PCR, un metodo per effettuare una diagnosi differenziale delle malattie infettive, ha rilevato una forte correlazione tra la presenza di Streptococcus pneumoniae e un incremento del rischio di aggravare la malattia. I risultati, che suggeriscono questa nuova strategia per l’identificazione e trattamento dei pazienti è stato pubblicato su PLoS ONE.
Gli scienziati hanno esaminato i campioni del rinofaringe che rappresentano 199 casi di pandemia di H1N1 (H1N1pdm) in Argentina. Il set di campioni includeva 39 casi classificati come gravi e 160 casi classificati come lievi.
Abbiamo utilizzato una combinazione di 454 pirosequenziamento ed il sequenziamento classico Sanger per provare l’evoluzione virale verso una maggiore virulenza. Il confronto delle sequenze virali dell’Argentina con quelle ottenute da altre parti del mondo, non ha fornito indizi per l’aumento della gravità della malattia. Tuttavia, il MassTag PCR ci ha permesso di trovare un nuovo fattore di rischio indipendente da obesità, asma, diabete o malattie croniche. S. pneumoniae era presente nella maggior parte dei casi gravi
ha spiegato Gustavo Palacios, assistente professore di epidemiologia alla CII, e uno degli autori dello studio. I campioni sono stati testati per la presenza di 33 agenti patogeni virali e batterici delle vie respiratorie.
La presenza di Streptococcus pneumoniae nei soggetti di età compresa tra 6 e 55 anni, quelli più colpiti dalla pandemia attuale, è stata associata con un rischio di 125 volte maggiore di avere una malattia grave
ha detto Mady Hornig, professore associato di epidemiologia e co-autore dello studio.
Tre implicazioni pratiche emergono dal nostro studio. In primo luogo, S. pneumoniae è importante nella patogenesi e la prognosi delle malattie associate con H1N1pdm. Se questo effetto è associato con tutti i ceppi di S. pneumoniae o solo con i sierotipi specifici, rimane da stabilire. In secondo luogo, diagnosi facilmente accessibili, come i campioni di tampone rinofaringeo, possono essere utilizzate come un indice di rischio di malattia grave. In terzo luogo, metodi diagnostici multipli, come MassTag PCR, possono consentire la tempestiva segnalazione di un ampio spettro di agenti virali e batterici, per avviare le cure cliniche
hanno concluso i ricercatori.
[Fonte: Sciencedaily]