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Super-influenza: giusto riprendere gli studi?

Tra il 2011 ed il 2012, due studi su un particolare ceppo d’influenza aviaria mutante, causarono numerose polemiche in ambito scientifico. Il virus della super-influenza, così venne chiamato, troppo controverso e pericoloso, fu messo in stallo per un anno grazie alla presentazione di una moratoria. Ora i lavori, finita quest’ultima, stanno ripartendo. Ma è giusto che accada ciò?

Non vogliamo fare i polemici, né i catastrofisti. Ma tutto questo ci ricorda troppo la trama di un libro dell’orrore di Stephen King per non provare un brivido di paura a pensare a ciò che potrebbe succedere se questo virus finisse nelle mani sbagliate o non fosse facilmente controllabile. L’influenza aviaria è già di per sé una patologia molto seria e difficile da curare quando l’uomo ne viene colpito. Le possibili implicazioni di un virus letale, caratterizzato da un altissimo contagio, ovviamente sono molteplici ed immensamente dannose.  Gli scienziati che stavano lavorando ai due diversi progetti sul questo ceppo del virus H5N1 hanno reso noto, attraverso le riviste di settore Science e Nature, di aver messo fine alla moratoria auto-impostasi dopo aver preso tutte le misure di sicurezza necessarie per far sì che l’agente patogeno sia tenuto sotto controllo e non vi siano rischi di nessun tipo per la comunità mondiale.

Tra di loro anche la virologa Ilaria Capua, dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, che spiega:

Verranno portati a termine gli studi che erano già stati finanziati e poi interrotti per la moratoria. Mollare a metà gli esperimenti interrotti per la moratoria non sarebbe ragionevole, ma solo uno spreco di soldi. Il vero problema non è che cosa si fa adesso, ma quello che vogliamo fare in prospettiva. Con il tempo diventeremo sempre più bravi ed efficienti grazie anche alle nuove tecnologie, e queste ricerche arriveranno alla portata di molti: ci dobbiamo dunque domandare se vogliamo che fra 20 anni ci siano cento laboratori nel mondo capaci di creare supervirus, e se è opportuno che le istituzioni e gli enti finanziatori continuino a finanziare queste ricerche. A queste domande non devono rispondere gli scienziati ma i governi, serve una presa di posizione sovranazionale.

Gli studi potranno riprendere solo nei paesi rispondenti alle norme e le condizioni di biosicurezza che i ricercatori hanno richiesto. Ed al momento tra gli esclusi vi sarebbero anche gli Stati Uniti. Voi cosa ne pensate? Dove porterà questa “smania” di conoscenza?

Fonte | Science

Photo Credit | Thinkstock